Giustizia: Rita Bernardini (Radicali); sì all’amnistia, ma il sistema processuale va rivisto

La radicale Rita Bernardini: “Ok aver smantellato la ex Cirielli, ma i procedimenti durano troppo col rischio prescrizione”.
Che giudizio dà del decreto? Lo reputa sufficiente ad affrontare l’emergenza carceri?
“È la stessa ministra a dire che il decreto non è sufficiente e a dichiarare che ci vorrebbe l’amnistia. Detto questo, è la prima ministra che mette mano a una delle tre leggi più “cancerogene” in vigore, la ex-Cirielli che non ha più consentito l’accesso alle pene alternative e ai benefici di chi è recidivo. Lo ha fatto anche per rispondere alla tanto sbandierata (da parte dei forcaioli) sicurezza, perché è dimostrato che chi sconta l’intera pena ha una recidiva superiore all’80%, mentre chi accede alle misure o pene alternative riduce il tornare a delinquere in maniera drastica”.
E d’accordo con il ministro Cancellieri che considera l’amnistia “un grosso aiuto”?
“Certo. È la nostra battaglia di sempre. Mi permetto però di dire alla Cancellieri - il primo guardasigilli che ha una vera capacità di ascolto - che l’amnistia incide soprattutto sulla montagna insormontabile del contenzioso penale, montagna che anziché ridursi cresce paurosamente ogni anno. In Italia abbiamo 5,3 milioni di procedimenti pendenti: il sistema giudiziario non riuscendo a smaltire l’arretrato non affronta adeguatamente il contenzioso recente che si forma e, al ritmo di 160.000 all’anno, i processi cadono in prescrizione. Per l’irragionevole durata dei processi penali e civili noi siamo primi in Europa per condanne ricevute”.
Cosa la convince di più del decreto e cosa meno? C’è qualcosa che non è stato fatto?
“Quel che c’è di buono l’ho detto: l’aver smantellato la ex-Cirielli. Considero negativo la pressoché totale esclusione dai benefici dei detenuti sottoposti al regime del 4-bis dell’ordinamento penitenziario: qualche apertura va fatta in vista di un futuro reinserimento sociale. Poi occorre intervenire urgentemente sulle altre due leggi: la Bossi-Fini sull’immigrazione e la Fini-Giovanardi sulla droga. Un armamentario completo di proposte di legge lo abbiamo depositato nella scorsa legislatura quando noi radicali eravamo in Parlamento. Oggi che non ci siamo più, dobbiamo dire grazie al senatore Lucio Barani e all’onorevole Sandro Gozi che le hanno ridepositate tutte come primi firmatari”.
Come giudica l’adesione del Pdl ai vostri quesiti referendari sulla Giustizia e la decisione di sostenerli?
“Pensando ai referendum del 2000 e scherzandoci un po’ su potrei dire “vedere cammello”. Raccogliere 500.000 firme autenticate e certificate in piena estate non è impresa facile e per questo mi auguro che, al di là della dichiarazioni che ho molto apprezzato, il sostegno divenga concreto da subito. Anche singoli esponenti del Pd hanno deciso di sostenere i referendum radicali. Se ci sarà dibattito, confronto e informazione, ce la faremo sia sui 12 referendum (ci sono anche quelli contro il finanziamento pubblico dei partiti e sulle libertà civili) sia sull’amnistia”.
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