Giustizia: il programma possibile di riforma: via le sedi inutili, processo telematico e pene alternative

Dalla Rassegna stampa

Per ripartire, tenendo insieme crescita e coesione, è necessaria una strategia complessa, di cui la giustizia rappresenta un tassello centrale. Una giustizia inefficiente, infatti, comprime e disgrega i legami sociali e limita ogni possibilità di sviluppo economico.
Con “atteggiamento laico guarderò esclusivamente al merito dei problemi e alla ricerca della più ampia convergenza nell’individuazione di soluzioni utili a garantire la pienezza dei diritti dei cittadini, rafforzando credibilità e fiducia nella politica e nelle istituzioni”.
Sic Anna Maria Cancellieri dixit, nell’illustrare alla Commissione Giustizia della Camera le linee della sua azione di governo come nuovo guardasigilli Dimostrando subito realismo politico e chiarezza di idee il ministro Cancellieri evita gli scogli, almeno per ora.
Nessuna “grande, grande, grande riforma della giustizia”, cavallo di battaglia di Berlusconi e disegno avanzato dall’ex guardasigilli Angelino Alfano, ma neppure promuove nuove norme sulla corruzione o i conflitti di interesse, richiesti dal Partito Democratico.
Il governo pone al centro della sua azione il completamento della revisione della “geografia giudiziaria,” per recuperare risorse eliminando le sedi inutili, il processo telematico, le pene alternative al carcere, anche per sconfiggere l’incivile sovraffollamento, lo strumento della mediazione, rivisto e perfezionato per ridurre l’enorme “debito giudiziario.” D’altronde cambiano i governi ma i numeri sono sempre lì, duri come la pietra.
Al 15 maggio 2013 erano presenti, nei 206 istituti penitenziari italiani, 65.891 detenuti, di cui oltre 23 mila stranieri, a fronte di una capienza regolamentare di 47.040 detenuti. Di questi, 24.691 sono indagati o imputati in custodia cautelare, 40.118 sono condannati e 1.176 internati. La situazione è drammatica oltre ogni misura.
A giugno 2012 nei Tribunali erano pendenti 3.357.528 procedimenti civili e 1.279.492 penali. In Corte d’Appello erano pendenti 439.506 procedimenti civili e 239.125 penali. In Cassazione 99.487 procedimenti civili e 28.591 penali.
Certo, su questi temi, non si potranno riproporre stancamente le ricette del passato. Ad esempio, in materia di sanzioni alternative al carcere non si dovrà insistere solo sull’esecuzione (domiciliari, messa alla prova, lavori socialmente utili ecc.) ma, finalmente, si dovrà procedere ad una seria depenalizzazione dei reati minori perché il ritiro di una licenza o altre sanzioni amministrative e pecuniarie sono spesso più efficaci ed afflittive delle “grida” carcerarie. Ed inoltre, se si vuole puntare sulla mediazione civile, perché non tutte le controversie possono essere portate dinanzi al giudice togato, occorre allora un restyling dell’istituto, prevedendo che negli organismi di mediazione possano stare gli avvocati e non un laureato triennale in qualunque disciplina. Un programma realista, quello illustrato dalla Cancellieri, ispirato all’efficienza della giustizia e perciò pragmaticamente riformatore. Sembra un programma minimo, perché evita i nodi che generano conflitto, ma proprio per questo dobbiamo definirlo ambizioso. Riforme concrete e pacificazione, se non ora quando?

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