Giustizia: le prime grane della Cancellieri su intercettazioni e “braccialetti” per i detenuti

Dal Viminale a via Arenula. Rosanna Cancellieri, donna di Stato, esegue e si trasferisce dall’Interno alla Giustizia senza battere ciglio. Sul tavolo troverà la proposta di limitare l’uso delle intercettazioni cui, oltre Silvio Berlusconi, buona parte dell’attuale Parlamento guarda con sempre maggior interesse. A Palazzo Piacentini Cancellieri porta anche le polemiche che in questi mesi l’hanno coinvolta. In particolare il capitolo legato al contratto che nel gennaio 2012 ha stipulato con Telecom Italia per il sistema di controllo a distanza per i detenuti agli arresti domiciliari. Il cosiddetto braccialetto elettronico. Un contratto da 80 milioni di euro che però la Corte dei Conti, nel settembre dello stesso anno, boccia bollando il programma di controllo come una operazione “antieconomica e inefficace”.
Scrisse la Corte dei Conti: “Il rinnovo della Convenzione con la Telecom, per una durata settennale, dal 2012 fino al 2018, ha reiterato una spesa, relativamente ai braccialetti elettronici, antieconomica ed inefficace, che avrebbe dovuto essere almeno oggetto, prima della nuova stipula, di un approfondito esame, anche da parte del ministero della Giustizia, Dicastero più in grado di altri di valutare l’interesse operativo dei Magistrati, per appurare la praticabilità di un mancato rinnovo”.
Secondo la Corte, inoltre, il rinnovo avrebbe “dovuto, o potuto, essere oggetto di riflessione e/o di trattative, se non di comparazione con altre possibili offerte”. Ma ormai Cancellieri lo aveva rinnovato. Un affare solo per Telecom, a quanto pare. Dove nel frattempo, nel settembre 2012, diventa alto dirigente del settore amministrazione, finanza e controllo Piergiorgio Peluso, figlio del ministro Cancellieri. Peluso era direttore generale della Fondiaria Sai, per la quale gestiva la contabilità e dalla quale se ne va dopo 14 mesi, per andare a Telecom, intascando una liquidazione di 3 milioni 600 mila euro.
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