Giustizia: no al carcere per i giornalisti, la Camera riparte

Dalla Rassegna stampa

Il Parlamento riprova a cancellare il carcere per i giornalisti e i direttori accusati di diffamazione a mezzo stampa, limitando la sanzione alla multa anche quando viene contestato un “fatto determinato”. La commissione Giustizia della Camera, con la relazione di Enrico Costa (Pdl) e Walter Verini (Pd), ha dunque iniziato a tempo di record il suo percorso, ripescando dai cassetti un testo della XTV legislatura (estendendolo anche alle testate online) che cancella la pena detentiva per i cronisti (da sei mesi a tre anni) e introduce la sola sanzione pecuniaria da 1.500 a 6.000 euro (da 3.000 a 8.000 se c’è l’attribuzione di un fatto determinato).
I relatori, comunque, hanno lasciato intendere che non ci sarà alcuna blindatura del testo: “Mediando tra chi considera la diffamazione a mezzo stampa un reato di opinione, e quindi se non da azzerare almeno da ridimensionare sensibilmente, e chi sostiene che non devono esserci preclusioni di sorta nel prevedere sanzioni detentive quando ciò sia reso necessario dalla gravità del fatto compiuto”.
Davanti a questo bivio, i gril-lini (sono 9 i componenti del gruppo Giustizia) hanno rinviato ogni decisione ai prossimi giorni. Ma l’attacco frontale di Beppe Grillo alla stampa e “l’olio di ricino” per i giornalisti, paventato in aula dalla collega Laura Castelli nonostante le successive rettifiche, non fanno pensare a grandi aperture del MsS. Prima di decidere quale strada intraprendere la commissione vuole ascoltare gli addetti ai lavori, anche quelli che di recente sono stati condannati a pene piuttosto significative: “Chiederemo - ha spiegato Costa - l’audizione del direttore di Panorama, Giorgio Mule, che ci potrebbe raccontare la sua esperienza, e quella dell’avvocato Caterina Malavenda che ha grande esperienza in questo campo”. E proprio intorno alla proposta dell’avvocato Malavenda, che ieri l’ha illustrata sulla pagina delle idee e delle opinioni del Corriere, ruoterà una parte consistente del dibattito.
“Quelli che divulgano un fatto falso e disdicevole, consapevolmente 0 per un errore ingiudicabile non commettono un reato di opinione, sfregiano, a volte in modo irreparabile, la reputazione altrui”, argomenta Malavenda che in sostanza propone di avviare “l’azione penale solo contro chi diffonde fatti falsi e lesivi... depenalizzando tutte le altre condotte”. Salvo poi incentivare la riparazione: “I giornalisti potranno evitare la condanna dando spazio alla rettifica, anche spontanea, ma degna di questo nome: tempestiva, visibile, articolata e senza replica ove si pubblichi .su richiesta dell’interessato”.
Concorda la presidente della commissione Giustizia, Donatella Ferranti (Pd): “Noi abbiamo avuto una particolare sensibilità nel calendarizzare in tempi strettissimi questo provvedimento ma vogliamo pensare anche alla tutela delle vittime del reato, cui interessa molto una rettifica fatta come si deve e forse un pò meno il carcere per i cronisti”, il sindacato dei giornalisti (Fnsi), annuncia di essere pronto al confronto in Parlamento anche “per ribadire il valore di una informazione libera e senza condizionamenti...”.

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