Giustizia: Napolitano avvisa; sistema penitenziario carente, bisogna decidere in fretta

Dalla Rassegna stampa

Un’altra estate si avvicina, con il suo carico di docce che non funzionano, letti fino al soffitto nelle celle, sudore, caldo, coabitazione forzata. Il carcere italiano è sempre lì, alle prese con un sovraffollamento inverosimile. I numeri sono impietosi e c’è l’Unione europea che sta per mazzolarci. Quindi il Capo dello Stato torna sul tema.
Anche ieri, che era la festa del corpo della polizia penitenziaria: “Come ho avuto occasione di ricordare - scrive Napolitano - è da considerare importante il “comune riconoscimento obbiettivo della gravità e estrema urgenza della questione carceraria” che rientra tra le priorità di azione del nuovo governo. Si richiedono ora decisioni non più procrastinabili.
Auspico pertanto che il Parlamento e il governo - anche riprendendo il disegno di legge sulla modifica del sistema sanziona-torio non giunto a definitiva approvazione nella precedente legislatura a causa della sua fine anticipata - assumano rapide decisioni che conducano a dei primi risultati concreti”.
Il solco insomma è segnato, e il Capo dello Stato ne è ben al corrente: c’è da riprendere un ddl di Paola Severino che cadde in extremis al Senato, quello che prevede la “messa in prova” per i detenuti, la sospensione dei processi quando l’imputato sia irreperibile e un uso più estensivo delle pena alternative tra cui i domiciliari.
La presidente della commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, si è impegnata a farlo votare entro la fine di giugno. Nel frattempo al ministero della Giustizia si è insediata una commissione di studio per incrementare il numero dei posti letto nelle carceri (c’è il paradosso di avere carceri con reparti chiusi e altri che scoppiano). E poi, strategico, il disegno di depenalizzazione.
Questo il piano del governo, dunque. Non un’amnistia con indulto, né una singola misura, ma un mix. Al piano fa cenno anche la ministra della Giustizia, Annamaria Cancellieri: “Ci stiamo lavorando e daremo risposte adeguate all’Europa - garantisce la Guardasigilli - tenendo conto di una strategia che riguarda tutto: dalla deflazione delle pene alle nuove strutture, alla riorganizzazione di quelle che ci sono. È un cammino impegnativo ma faremo quello che dobbiamo, ci lavoriamo ogni giorno”.
Nel frattempo i numeri fanno paura. In carcere ci sono 65.886 detenuti e i posti sarebbero 46.995. E già non ci siamo. Come dice Stefano Gonella, dell’associazione Antigone: “Le parole del Capo dello Stato speriamo sferzino il governo e il Parlamento. Entro un anno devono essere scarcerate 30 mila persone, tante sono quelle in più rispetto ai posti letto regolamentari in cella”.
Ma poi anche quel numero sui posti regolamentari andrebbero lette meglio. Denuncia Donato Capece, segretario del sindacato autonomo Sappe della polizia penitenziaria: “Qui fanno i furbi anche con gli spazi. Da regolamento, il detenuto ha diritto a quattro metri quadri di cella. Per far sembrare la situazione meno drammatica, invece, mettono nel conto anche i corridoi”.

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