Giustizia: meno lavoro per detenuti; calano fondi a disposizione, in 2 anni tagli del 71%

Disoccupazione in crescita anche tra i detenuti. Il taglio ai fondi per le retribuzioni in generale e in particolare per le strutture produttive presenti all’interno degli istituti penitenziari (falegnamerie, tessitorie, tipografie ecc.) ha determinato una diminuzione della forza lavoro: al dicembre 2012 risultavano 13.808 detenuti lavoranti, contro i 14.061 di un anno prima e i 14.174 del dicembre 2010, con un calo di 366 unità e un ulteriore elemento di aggravio della situazione legata al sovraffollamento. A sottolinearlo è l’ultima relazione del ministero della Giustizia sull’attuazione delle disposizioni relative al lavoro dei detenuti trasmessa al Parlamento. “Malgrado le numerose commesse concesse per la realizzazione delle suppellettili necessarie all’arredamento delle nuove sezioni detentive”, non è stato possibile mantenere lo stesso numero di occupati “a causa della diminuzione del budget assegnato per la gestione delle industrie penitenziarie”.
In particolare il Capitolo “Industria”, con il quale vengono retribuiti i detenuti che lavorano nelle officine gestite dall’amministrazione ed acquistati i macchinari e le materie prime, è passato da 11 milioni di euro del 2010, ai 9.336.355 del 2011, ai 3.168.177 del 2012, con una riduzione del 71 per cento in due anni. Tutto questo, nota la relazione “in un momento nel quale le esigenze di arredo e dotazione di biancheria dei nuovi padiglioni realizzati, avrebbero reso necessario un incremento delle produzioni”. Unica nota positiva, la decisione di riportare a 9.336.355 euro lo stanziamento per il 2013.
A livello di occupazione, la conseguenza è stata un calo di detenuti impiegati alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria in attività di tipo industriale, passati dai 603 del 31 dicembre del 2010 e dai 559 del 31 dicembre 2011, ai 336 del 31 dicembre del 2012. Complessivamente, come detto, i detenuti lavoranti al 31 dicembre scorso ammontavano a 13.808. “Il budget largamente insufficiente assegnato per la remunerazione dei detenuti lavoranti - afferma ancora la relazione ministeriale - ha condizionato in modo particolare le attività lavorative necessarie per la gestione quotidiana dell’istituto penitenziario (servizi di pulizia, cucina, manutenzione ordinaria del fabbricato) incidendo negativamente sulla qualità della vita all’interno dei penitenziari”.
Così il numero di detenuti occupati e destinati alla gestione quotidiana dell’istituto è passato dai 10.050 del dicembre 2010 e dai 9.922 del dicembre 2011 ai 9.773 della fine del 2012, “anche se le direzioni degli istituti, per mantenere un sufficiente livello occupazionale, hanno ridotto l’orario di lavoro pro capite ed effettuato la turnazione sulle posizioni lavorative. I servizi di istituto - ricorda il documento di via Arenula - assicurano il mantenimento di condizioni di igiene e pulizia all’interno delle zone detentive, comprese le aree destinate alle attività in comune, le cucine detenuti, le infermerie ed il servizio di preparazione e distribuzione dei pasti”.
Perciò “un decremento nel numero dei detenuti lavoranti - e delle ore lavorate - alle dipendenze dell’amministrazione, ha comportato una forte riduzione dei livelli dei servizi in aspetti essenziali della stessa vivibilità quotidiana delle strutture penitenziarie, con inevitabili ricadute negative anche e soprattutto in materia di igiene e sicurezza”.
“Nell’attuale situazione di grave sovraffollamento e di carenza di risorse umane e finanziarie, garantire opportunità lavorative ai detenuti - osserva ancora la relazione - è strategicamente fondamentale anche per contenere e gestire i disagi, le tensioni e le proteste conseguenti alle criticità esistenti. Queste attività, pur non garantendo l’acquisizione di specifiche professionalità spendibili sul mercato, rappresentano una fonte di sostentamento per la maggior parte della popolazione detenuta”.
Tornando alle cifre, le somme complessive stanziate per i compensi ai detenuti sono diminuite negli anni a fronte di un aumento della popolazione carceraria. Se per il 2006 vennero assegnati 71.400.000 euro con un numero di detenuti pari a 59.523 al 31 dicembre 2005, per il 2007 si scese a 62.424.563, con i carcerati che nel frattempo erano diminuiti a 39.005 grazie all’indulto.
Negli anni a seguire, tranne una volta, sempre meno fondi con parallela crescita dei detenuti: 60.753.163 euro per il 2008, 48.198.827 per il 2009, 54.215.128 per il 2010, e poi 49.664.207 per il 2011, 2012 e per quest’anno. Viceversa aumento dei detenuti, con poi un lieve calo: 48.693 il 31 dicembre 2007, 58.127 nel 2008, 64.791 nel 2009, 67.961 nel 2010, 66.897 nel 2011, 65.701 alla fine del 2012.
Nelle somme stanziate per il pagamento del lavoro dei detenuti vanno ricompresi anche i 4.648.112 euro destinati alla copertura della cosiddetta legge Smuraglia, che prevede sgravi contributivi e fiscali per imprese e cooperative che assumono detenuti. Somma, nota la relazione ministeriale, “mai adeguata dal 2000”, anno di entrata in vigore della normativa, “ormai largamente insufficiente, determinando in alcune situazioni l’interruzione di rapporti di lavoro già in essere”. Tuttavia per quest’anno la legge avrà un “eccezionale ulteriore stanziamento di 16 milioni di euro”.
“L’opera di divulgazione posta in essere dall’amministrazione affinché i soggetti imprenditoriali conoscessero gli incentivi della legge Smuraglia - ricorda il dicastero di via Arenula - ha prodotto un notevole incremento dei detenuti assunti da soggetti esterni all’amministrazione”, passando dai 644 del 2003 ai 1.342 del 2010.
In generale i detenuti assunti da imprese e cooperative (all’interno degli istituti penitenziari, ammessi al lavoro all’esterno e semiliberi) sono passati dai 2.064 al 31 dicembre 2010, i 2.233 al 31 dicembre 2011 ai 2.251 del 31 dicembre del 2012, unica categoria per la quale si è registrato un incremento di occupazione.
Ancora dolenti note invece per quanto riguarda i finanziamenti per il lavoro dei detenuti nelle colonie e nei tenimenti agricoli, con tagli che mettono in rischio l’esistenza delle stesse colonie: si è passati da 7.978.302 euro del 2010, ai 5.400.000 del 2011, fino a 1.200.000 del 2012, tornando poi a 5.400.000 per il 2013. Ministero della Giustizia e delle Politiche agricole sono riusciti invece ad ottenere anche per il 2012 fondi comunitari per corsi professionali di apicoltura per un massimo di 720 detenuti in 36 istituti penitenziari, da inserire poi nella realtà lavorativa nazionale. Il corso è stato concluso da 499 persone. “In questo settore -conclude la relazione- il numero di detenuti lavoranti presso le aziende agricole è passato dai 359 del 31 dicembre 2010, ai 268 del 31 dicembre 2011 ai 266 del 31 dicembre 2012”.
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