Giustizia: via libera dal CdM al decreto-carceri. Cancellieri: “c’è necessità di un’amnistia”

Dalla Rassegna stampa

Via libera dal Consiglio dei ministri al “decreto carceri”. Obiettivo del testo, incidere sui flussi carcerari, agendo in una doppia direzione: quella degli ingressi in carcere e quella delle uscite dalla detenzione. E rafforzare le opportunità trattamentali per i detenuti meno pericolosi, che costituiscono la maggior parte degli attuali reclusi.
È una risposta “alle accuse che da tutti gli organi internazionali piovono sull’Italia per l’incapacità di gestire in maniera dignitosa la situazione delle carceri ed è una risposta di dignità”, ha premesso il premier Enrico Letta nella conferenza stampa seguita alla riunione.
“Non so sulla base di cosa i giornali hanno scritto che il decreto farà uscire i mafiosi dal carcere e che le strade si riempiranno di delinquenti: non è così, non è un provvedimento svuota carceri in senso classico”, ha sottolineato la guardasigilli Annamaria Cancellieri. Il testo “non è a favore né contro qualcuno”, ha aggiunto, “riguarda tutta la popolazione: non c’è assolutamente nulla che riguardi Berlusconi” (come ventilato nei giorni scorsi dagli organi di stampa).
Il ministro ha ribadito nell’occasione di essere “convinta” della necessità dell’amnistia: “la passata amnistia - ha ricordato - ha liberato 15-20mila posti nelle carceri”. E “un’uscita così notevole consentirebbe interventi strutturali che comporterebbero interventi più duraturi” in materia di sovraffollamento.
Il ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, ha spiegato che il dl “tocca aspetti normativi”, sottolineando che d’ora in poi il blocco delle porte girevoli sarà rivolto ad una “platea più grande mentre ora era riservata solo a chi aveva commesso reati giudicati con rito direttissimo”.
Il Guardasigilli ha inoltre spiegato che l’ampliamento del meccanismo per l’ accesso dei detenuti ai lavori socialmente utili “che gli consentirà di “pagare” la loro pena lavorando e rientrando in carcere o al domicilio la sera”, non è ammesso per chi ha compiuto “reati gravi come l’associazione mafiosa” e comunque sarà sempre “sotto il controllo dei magistrati”. Dai Lsu sono esclusi i condannati per stalking e maltrattamento di minori. Il provvedimento dovrebbe portare alla diminuzione della detenzione in carcere di circa seimila persone nei prossimi due anni.
“Per risolvere il problema del sovraffollamento carcerario bisogna costruire nuove strutture e rimandare i detenuti stranieri nei loro Paese d’origine, non far uscire i delinquenti di galera”, ha accusato il vicepresidente dei deputati della Lega Nord alla Camera, Matteo Bragantini, parlando di “sistema sbagliato. La messa alla prova non può funzionare mandando un condannato per prostituzione minorile a pulire i giardinetti in cerca della prossima vittima”.
Scettico anche Eugenio Sarno, segretario generale della Uilpa penitenziari: “su un punto occorre essere chiari e responsabili - ha detto - il decreto costituisce un importante ed apprezzato atto di attenzione verso una delle più delicate questioni sociali, l’emergenza penitenziaria, ma non può essere rubricato tra gli atti risolutivi di quella emergenza”.

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