Giustizia: Consiglio e Giunta regionale della Toscana chiedono di inserire il reato di tortura nel codice penale

Dalla Rassegna stampa

Consiglio e Giunta regionale della Toscana dovranno farsi promotori presso il Parlamento ed il Governo, affinché venga predisposto e rapidamente approvato un disegno di legge per introdurre il reato di tortura all’interno del Codice penale, così come ci chiede da tempo la comunità internazionale ed impone la Convenzione Onu sottoscritta dall’Italia nel 1989. È quanto prevede una mozione del gruppo Idv, approvata a maggioranza dall’Assemblea toscana. I gruppi Pdl e Più Toscana hanno votato contro. Astenuto l’Udc.
Nel testo si rileva che la tortura è severamente proibita dal diritto internazionale ed il divieto di trattamenti inumani e degradanti è oggetto di Convenzioni internazionali alle quali lo stato italiano ha aderito, quali la Convenzione europea per i diritti dell’uomo e la Convenzione contro la tortura sottoscritta dall’Italia nel 1989. La traduzione normativa di questi impegni risulta però insufficiente: l’Italia è infatti tra i 21 stati su 81 priva di un proprio national preventative mechanism, ossia un meccanismo preventivo a tutela dei cittadini privati della libertà.
“La mancata previsione del reato di tortura all’interno del nostro codice penale rappresenta un vulnus inaccettabile per l’ordinamento legislativo costituzionale - ha sottolineato Marco Manneschi illustrando il testo. L’abolizione della pena di morte come primo stato al mondo, il 30 novembre 1786, da parte del Granducato di Toscana sta a testimoniare che il nostro territorio ed i suoi abitanti sono storicamente e culturalmente a favore della tutela dei diritti umani fondamentali e contrari ad ogni forma di violenza a danno degli individu”.
Nel testo approvato si fa riferimento al fatto che ‘le cronache degli ultimi anni narrano sempre più frequentemente di episodi di violenza, che hanno coinvolto anche appartenenti alle Forze dell’Ordine”. Si afferma, inoltre, che “purtroppo vi sono stati appartenenti alle Forze dell’Ordine che in situazioni particolari hanno dimostrato di non conoscere i doveri ed i poteri di uno stato democratico, lasciandosi andare a comportamenti abnormi”.
Una formulazione alla quale si è giunti al termine di un lungo dibattito, oggetto di specifici emendamenti da parte dei proponenti, che però non ha convinto del tutto. Non condivisibile, secondo il capogruppo del Pdl, Alberto Magnolfi il “giudizio liquidatorio e pesante su fenomeni riferiti alle forze dell’ordine che sarebbero in aumento. Tutte le obiezioni sollevate restano in piedi”, ha osservato Magnolfi.
È stato il riferimento esplicito del testo iniziale a comportamenti specifici delle Forze dell’ordine ad animare il dibattito. I casi della scuola Diaz durante il G8 di Genova, della caserma di Bolzaneto, la morte in carcere di Stefano Cucchi, la vicenda del diciottenne Marco Aldovrandi nel 2005 a Ferrara hanno infatti suscitato la reazione dei gruppi di opposizione. “È una mozione ideologica, sbagliata, pericolosa, ha affermato Giovanni Donzelli (FdI). Ha un senso solo il riferimento alla Convenzione sulla tortura. Sto dalla parte delle forze dell’ordine”.
“Non si può negare l’esistenza del problema - ha replicato Mauro Romanelli (gruppo Misto) - Solo affrontandolo tuteliamo l’onorabilità della stragrande maggioranza delle forze di polizia”.
“Il tema è l’introduzione del reato di tortura nel nostro ordinamento - ha osservato Enzo Brogi (Pd). Il Consiglio regionale, attraverso la commissione Affari istituzionali, può farsi carico di una proposta di legge al Parlamento. Ci sono state condanne per quanto successo alla scuola Diaz. I reati sono già perseguibili - ha osservato Antonio Gambetta Vianna (Più Toscana) - L’introduzione del reato di tortura dovrebbe vedere come primo condannato lo Stato italiano per la situazione delle carceri”.
“Non si può fare di tutta l’erba un fascio. Si rischia di dare un’immagine sbagliata di chi ha il compito di far rispettare le leggi - ha affermato Nicola Nascosti (Pdl). Il Consiglio farebbe bene ad istituire una commissione d’inchiesta sul sistema penitenziario toscano”.
“C’è troppa emotività. Sono norme a salvaguardia dell’individuo rispetto alle prevaricazioni dello Stato - ha sottolineato Marco Taradash (Pdl) - Sono norme specifiche, che si applicano a rappresentanti dello Stato che agiscono contro cittadini a loro affidati”.
Consenso sulla mozione è stato espresso da Rudi Russo (Centro democratico), sottolineando la necessità di introdurre nel nostro ordinamento una fattispecie di reato specifica. ‘Ci sono troppe venature ideologiche - ha rilevato Simone Naldoni (Pd). Si tratta di aumentare le garanzie democratiche di ognuno di noi”.
“Sincero apprezzamento verso un’iniziativa di civiltà” è stato manifestato da Monica Sgherri (Fed. Sin. - Verdi), mentre secondo Gian Luca Lazzeri (Più Toscana) il testo fa confusione fra ipotesi di reato molto diverse, la tortura da un lato e la violenza dall’altro. Perplessità sulla parte introduttiva sono state sollevate anche da Alberto Magnolfi (Pdl).
“C’è una tortura anche psicologica - ha osservato - Ad esempio nell’uso della carcerazione preventiva per estorcere confessioni da parte di alcuni pubblici ministeri”. Un invito a rivedere il testo, che “appare ostile alle forze dell’ordine” è stato fatto anche da Giuseppe Del Carlo (Udc). “Non siamo legislatori nazionali - ha rilevato Marta Gazzarri (Idv). Vogliamo che il problema venga affrontato, visto che siamo inadempienti, anche a tutela delle Forze dell’ordine”. È stato, infine, Marco Manneschi ad illustrare gli emendamenti, che hanno tolto dal testo iniziale i riferimenti puntuali a casi specifici.

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