Giustizia: lo hanno chiamato “svuota carceri”, ma rischia di incidere poco sul problema del sovraffollamento

Lo hanno chiamato “svuota carceri”, ma rischia di incidere poco sul problema del sovraffollamento degli istituti penitenziari italiani, così come ha denunciato anche Patrizio Gonnella, dell’associazione Antigone. Ma non solo: come si legge sul Fatto Quotidiano, dietro l’inferno della condizione carceraria, per il M5S c’è anche chi riesce a fare affari. Secondo i deputati grillini - che hanno votato contro il provvedimento, così come Lega Nord e Fratelli d’Italia - il decreto, che sarà ora esaminato dal Senato, sarebbe in realtà soltanto “un regalo” fatto dai partiti delle larghe intese “agli amici”, dietro il quale si nasconderebbe il progetto dell’amnistia.
Se il governo difende il provvedimento , definendolo come una norma che ha “il passo di una vera e propria riforma strutturale”, al contrario, non manca chi ha fatto emergere non pochi dubbi. Da chi, come le associazioni del settore, giudicano il decreto poco coraggioso, incapace di incidere in maniera effettiva sul dramma dei carcerati, fino a chi ha evidenziato come metta insieme soltanto misure tampone. Il provvedimento, che prevede sconti di pena anticipati e percorsi personalizzati per il recupero post detenzione, assegna poi enormi poteri a un commissario straordinario, con il compito di costruire nuove carceri e dismettere gli istituti più vecchi. Criticato anche l’articolo 1, attraverso il quale, sottolinea il Fatto, “si restringe il campo dei reati per cui si può applicare la custodia cautelare in carcere”. In questo caso viene lasciato fuori anche il favoreggiamento personale, classico nelle inchieste di mafia. Il M5S ha già annunciato che presenterà emendamenti in Senato.
Basta leggere qualche numero per raccontare il dramma delle carceri italiane: 66 mila detenuti, più di venti mila rispetto ai posti potenzialmente disponibili. In realtà, le cifre sui posti dichiarati sarebbero gonfiate: 47 mila quelli ufficiali, mentre sono soltanto 41 mila quelli effettivi. Il motivo? Alcune aree degli attuali istituti sono inutilizzabili o chiuse. Il Movimento 5 Stelle ha votato contro al provvedimento, convinto che dietro la questione si nascondano soltanto interessi di parte. Si legge sul Fatto: “Il nostro sospetto è che si faccia di tutto perché che la situazione rimanga esplosiva, così da applicare quel piano edilizio sui penitenziari che è un affare enorme, per tanti. E forse perché l’obiettivo finale è sempre l’amnistia: il mezzo migliore per sistemare i problemi di tanti amici degli amici, con un libera tutti”.
Per questo ha preparato un dossier, poi inviato al Guardasigilli Anna Maria Cancellieri, dove propone soluzioni diverse. Sul quotidiano di Padellaro si spiega come il progetto punti, attraverso una spesa di 335 milioni di euro, ad aumentare la capienza fino a oltre 69mila posti, ma senza dover costruire nuove carceri. Per il M5S sarebbe poi necessario soltanto un nuovo istituto, “da 800 posti tra Napoli e Caserta, dal costo di 800 milioni”. Si punta quindi a recuperare gli spazi mal utilizzati e già presenti nelle strutture già esistenti.
Antigone denuncia invece problemi di fondo: basta ricordare come, a causa delle norme restrittive della Fini-Giovanardi, un quarto dei detenuti si trova dietro le sbarre per una legge che non fa distinzione tra droghe leggere e pesanti e che non chiarisce “la differenza tra detenzione per consumo personale o per spaccio”, come spiega l’associazione. Senza dimenticare la mancata volontà di estendere l’ambito di applicazione delle misure alternative. Per Antigone il decreto legge non basterà per far rientrare la condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo: in questo caso, ci sarà soltanto un anno di tempo per trovare una soluzione adeguata al sovraffollamento carcerario, introducendo una procedura per risarcire i detenuti che ne sono stati vittime. Se erano già oltre 400 i ricorsi presentati da chi si trova ristretto in spazi inferiori ai 3 metri quadri - quando le norme sanitarie prevedrebbero spazi minimi di 9 metri quadri per detenuto - lo Stato italiano rischia di dover far fronte a un numero sempre più crescente di richieste di risarcimento. La condanna dello scorso gennaio ha aperto un precedente dato che il nostro Paese dovrà versare 100mila euro a sette detenuti di Busto Arsizio e Piacenza. Ma non solo: entro il 2014 l’Italia dovrà garantire ad ogni recluso uno spazio minimo di 4 metri quadrati. L’unica possibilità per evitare di pagare risarcimenti per il valore totale di circa un miliardo.
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