Giustizia: la gestione dei servizi ausiliari nelle carceri affidata ai privati? è possibile…

Dalla Rassegna stampa

Sopravvitto, lavanderia, corsi professionali, ma anche bar e pay-tv: l’Italia guarda al “modello francese”. Sabella (Dap): “Sul piano del partenariato pubblico-privato l’Italia è praticamente a zero”.
Una diversa gestione dei servizi nelle carceri è possibile? La risposta oggi nel seminario “Il partenariato pubblico-privato nella gestione dei servizi ausiliari penitenziari. L’esperienza del modello di gestione mista presente in Francia dalla seconda metà degli anni 80”, in corso nella casa di reclusione di Saluzzo.
L’iniziativa nasce dalla consapevolezza che “sul piano del partenariato pubblico-privato l’Italia è praticamente a zero”, come ammette Alfonso Sabella, a capo della Direzione generale delle risorse materiali, beni e servizi del Dap. E quindi, guardare cosa avviene al di là delle Alpi può dare spunti utili per colmare il gap.
L’esperienza francese si basa sul project financing per la costruzione di nuovi istituti, ma prevede anche la delega nella manutenzione dei nuovi complessi e l’affidamento di alcuni servizi, come la preparazione dei pasti, l’approvvigionamento delle materie prime, la gestione del sopravvitto, la mensa agenti, la caffetteria, la lavanderia, il servizio trasporti. Tutto ciò con l’impegno di garantire posti di lavoro alle persone detenute. Sabella mette subito alcuni paletti sulla possibilità di esportare in toto il modello, soprattutto in materia di project financing: “Sarebbe un’operazione poco conveniente per l’amministrazione penitenziaria, perchè il carcere non produce reddito, quindi l’esborso di spesa sarebbe insostenibile”.
Diversa invece è la questione relativa ai servizi: “Far entrare i privati nelle carceri è possibile per quanto riguarda l’offerta dei servizi che i detenuti sono tenuti a pagare, come la telefonia, la lavanderia, il sopravvitto, la corrispondenza...”.
In questi casi, per il referente del Dap, un partenariato potrebbe essere utile su due fronti: “Da un lato, permetterebbe di migliorare i servizi offerti. Si pensi, ad esempio, alla pay tv, a patto che sia adeguatamente controllata, o alla possibilità di introdurre giochi elettronici o al servizio di lavanderia a pagamento per gli abiti dei detenuti. Si pensi anche all’apertura di bar nei cortili di passeggio o all’attivazione di corsi professionali a pagamento. D’altro canto il Dap potrebbe risparmiare su alcune spese che ora deve sostenere: ad esempio, la gestione privata del sopravvitto eliminerebbe le spese a nostro carico sui controlli”.
‘Se il margine di manovra in questa direzione c’è, allora è utile guardare cosa accade nei paesi a noi vicini - aggiunge Enrico Sbriglia, provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria del Piemonte e Valle d’Aosta. La Francia, assoggettata ai nostri stessi vincoli di bilancio in quanto membro dell’Ue, sta sperimentando un modello che sembra di qualità. È utile dunque chiedersi se siamo noi che gestiamo male le nostre risorse e se dobbiamo cambiare qualcosa.
Sbriglia si dice convinto dell’importanza di un confronto di questo tipo: “Noi in Italia ci definiamo patria del diritto e poi scopriamo che abbiamo delle condizioni delle carceri così indegne da attirare sentenze di condanna a livello internazionale. Allora dobbiamo liberarci dal nostro atteggiamento provinciale, guardarci attorno e vedere se ci sono esempi per poter migliorare”.

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