Giustizia: Ferri; per misure alternative, grande spazio di collaborazione con il volontariato

Dalla Rassegna stampa

“Sviluppare forme di esecuzione della pena che impegni i soggetti che vi sono coinvolti in modo responsabilizzante e aperto alla solidarietà”. È l’appello rivolto dal sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Ferri, che ha partecipato al Convegno dell’Associazione Giovanni XXIII “Una famiglia per tutti”.
“C’è un settore dell’esecuzione penale che si sta pian piano ampliando - ha sottolineato Ferri rivolgendosi ai volontari dell’Associazione - quello delle sanzioni di comunità, ossia delle misure alternative e delle sanzioni sostitutive al carcere. All’interno di questo universo, particolarmente sentita è l’esigenza di sviluppare la sanzione del lavoro di pubblica utilità”.
Su questo fronte, ha assicurato il sottosegretario alla Giustizia, “il Ministero della Giustizia potrà offrire tutto il supporto e la collaborazione che saranno necessari, attraverso gli Uffici di esecuzione penale esterna dell’Amministrazione penitenziaria, che già in molte realtà collabora con voi per le persone ammesse a una misura alternativa”.
Sul terreno delle pene non detentive, ‘si aprirà tra poco tempo un grande spazio di azione e di collaborazione tra i servizi della giustizia e le associazioni come la vostra: la messa alla prova per gli adulti, il lavoro di pubblica utilità, la detenzione presso il domicilio o altro luogo di accoglienza saranno le nuove frontiere su cui dovremo trovare un terreno di maggiore e più stretta collaborazione.
“Devono essere rafforzati e promossi con coraggio percorsi rieducativi alternativi al carcere, attraverso vari servizi dedicati”, ha ammonito Ferri, che ha ricordato, tra gli altri il “Servizio Carcere” e il progetto “Oltre le sbarre”, che propone percorsi educativi personalizzati per il reinserimento dei condannati, ai 300 condannati in misura alternativa, di cui 250 tossicodipendenti attualmente ospiti nelle comunità terapeutiche; o, infine, “Il pungiglione -Villaggio dell’accoglienza”, che finora ha accolto oltre 350 detenuti, di cui quasi un quarto stranieri, e che gestisce il progetto “Rinascere”, finalizzato a costruire nuove possibilità per persone che devono scontare una pena.

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