Giustizia: decreto-carceri domani in CdM, altri commenti di politici e sindacati....

Cancellieri: decreto non svuota carceri, impedirà ingressi
"Non è il decreto che riduce il sovraffollamento. Per quello servono misure più strutturali, come indulto o amnistia". Così, il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, a margine della Conferenza dei prefetti che si è conclusa a Roma, sottolineando che "il decreto, invece, serve a individuare la tipologia di persone che hanno compiuto reati non socialmente pericolosi e che sono sotto il controllo del giudice, che hanno tutta una serie di garanzie da non destare allarme sociale". Secondo il Guardasigilli questo decreto "non svuota un bel niente, perché impedirà l'ingresso nelle carceri di 3-4.000 persone. Altra cosa invece è il sovraffollamento, quantificabile in 20.000 persone, ma in realtà il numero è di gran lunga maggiore ed è un problema che chiede un intervento epocale".
Cirielli (Pdl): con emendamento svuota carceri peggio dell’amnistia
“Già l’originario provvedimento presentato da Pd e Pdl sulla ‘messa in provà era un grave vulnus alla sicurezza dei cittadini e alla credibilità dello Stato perché sbriciolava il principio della certezza della pena. Ora, dopo l’emendamento del Governo e i nuovi di Pd e PdL in Commissione, il testo cosiddetto ‘svuota carceri e deflattivo dei processi, rischia di diventare peggiore dell’amnistia”. Lo dichiara Edmondo Cirielli, deputato di Fratelli d’Italia e componente dell’Ufficio di Presidenza di Montecitorio.
“L’emendamento - spiega - consente gli arresti domiciliari anche per reati gravissimi come quelli di stalking, maltrattamenti in famiglia, scippo, furto in abitazione e resistenza con violenza e lesioni a pubblico ufficiale. Altro che convenzione di Istanbul e impegno da tutti sbandierato contro la violenza sulle donne. Altro che difesa della sicurezza dei cittadini e delle Forze dell’Ordine su cui tutti si erano impegnati”.
“Fratelli d’Italia - aggiunge Cirielli - ritiene che non con provvedimenti come amnistie, indultini e gli altri messi in campo dal Governo Monti e con questi presentati dall’attuale si possa risolvere l’emergenza carceri che puntualmente si ripresenta. È necessario, invece, far scontare nei Paesi di provenienza il carcere agli stranieri extracomunitari, contrastare l’immigrazione clandestina e, ovviamente, costruire nuove carceri. Solo così - conclude - si pu ò rendere più civile il luogo di espiazione della pena, introducendo peraltro misure rieducative e di lavoro in carcere”.
Di Pietro (IdV): liberano chi ha violato la legge
“Per risolvere il sovraffollamento delle carceri hanno trovato il solito sistema all’italiana, mettendo in libertà chi ha violato la legge. Così si offende la giustizia e chi è stato vittima degli atti criminali commessi da chi ora è detenuto”. Lo scrive Antonio Di Pietro dell’Italia dei Valori sulla sua pagina Facebook, commentando il contenuto del decreto sulle carceri annunciato dal ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri. “Invece di creare più strutture carcerarie, renderle vivibili, tenendo conto in primis del rispetto della persona, e adeguate anche a progetti di reinserimento - ha aggiunto Di Pietro - hanno risolto il problema facendo uscire circa quattromila detenuti. Un modo per poter poi dire: adesso in carcere si sta molto più larghi. Certo, ma in giro i cittadini saranno meno sicuri”, conclude.
Moretti (Ugl): decreto annunciato sia davvero risolutivo
“Auspichiamo che il provvedimento-tampone annunciato dal ministro Cancellieri porti l’effetto più agognato, e cioè il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro nel sistema detentivo del nostro Paese”. Lo dice il segretario nazionale dell’Ugl Polizia Penitenziaria, Giuseppe Moretti, aggiungendo che “è ormai chiaro che per ridurre il sovraffollamento non è sufficiente aprire nuove strutture, come prospettato dal vicedirettore del Dap, Luigi Pagano, ma occorre procedere a modifiche normative sostanziali, tra cui riteniamo valide l’innalzamento della detenzione domiciliare da 4 a 6 anni per alcune tipologie di reato e l’ampliamento delle misure alternative. Altrimenti,- avverte il sindacalista- il nostro sistema penitenziario continuerà ad essere difforme sia da quanto previsto dalla Costituzione italiana sia dalle leggi europee circa la dignità della persona e non ci saranno miglioramenti visibili ne per la popolazione detenuta né per gli agenti”.
“Confidiamo - conclude Moretti - che la determinazione del Guardasigilli si espliciti presto in una profonda riorganizzazione dell’amministrazione penitenziaria, in cui il ruolo della Polizia Penitenziaria non sia più relegato a mero esecutore di ordini gerarchici, ma assuma incarichi confacenti all’evoluzione avuta negli anni dal Corpo”.
Gatti (Asl Milano): no a pene alternative solo perché costano meno
Il commento di Gatti, direttore del Dipartimento dipendenze dell’Asl di Milano: “Non vorrei che si pensasse alle pene alternative solo perché la retta dai 30 ai 70 euro di una comunità è più bassa dei costi della detenzione”. Lavoriamo per spostare le persone da un contenitore ad un altro ma non si pensa mai al senso del percorso di reinserimento sociale”. Con queste parole Riccardo Gatti, direttore del Dipartimento dipendenze dell’Asl di Milano commenta il piano carceri proposto dal Governo. Quest’idea di puntare sulle pene alternative, sostiene Gatti, funziona solo se esiste un sistema di servizi in grado di reggere all’urto. “Altrimenti non si fa altro che spostare il problema da un luogo ad un altro, senza mai entrare nel merito”. Gatti poi ragiona su un vantaggio evidente delle pene alternative rispetto alla detenzione: il costo. “Non vorrei - dichiara - che si pensasse alle pene alternative solo perché la retta dai 30 ai 70 euro di una comunità è più bassa dei costi della detenzione. Qui va ripensato l’intero modello se la cura in comunità diventa l’alternativa al carcere”, che per altro già per Costituzione è considerato un luogo rieducativo. Basteranno i posti dei servizi territoriali ad accogliere i tossicodipendenti che usciranno dalle carceri con i nuovi provvedimenti previsti dal decreto legge che sarà approvato sabato? Forse, dati i numeri contenuti, “ma le comunità e i servizi hanno posti e risorse limitate. E chi entra in comunità deve aderire a un percorso, che deve avere un senso e un significato profondo”, commenta Gatti. Prima della norma, quindi, andrebbe toccata l’organizzazione del sistema di recupero di chi delinque e ha problemi di dipendenze. Anche perché sui servizi territoriali, quindi in particolare sulle Asl, ricadano tutte le nuove forme di dipendenze (come quella da gioco d’azzardo, ad esempio) e i detenuti con problemi psichiatrici che usciranno dagli Opg.
Nonostante questo sovraccarico, i finanziamenti a disposizione dei servizi territoriali non cambiano. “Non c’è una buona distribuzione delle risorse - prosegue -. Sono convinto che se fossero messe a disposizione, per ogni detenuto da inserire nei percorsi terapeutici, le stesse risorse giornaliere complessive, attualmente necessarie per mantenerlo in carcere e nel circuito penale, la soluzione al problema della dipendenza si troverebbe”.
Greco (Sappe): stranieri scontino pena nel loro paese
Alfonso Greco, segretario lombardo del sindacato autonomo della polizia penitenziaria: “Far scontare ai detenuti stranieri la pena nel loro Paese d’origine. Si tenga conto che sono il 60 per cento dei detenuto in Lombardia. Ha pesato la Bossi-Fini”
Il piano carceri che sarà approvato tra venerdì e sabato porterà fuori dalle celle dalle 3.500 alle 4 mila persona, stimano al Ministero della Giustizia. “È ancora troppo poco”, commenta Alfonso Greco, segretario lombardo del Sappe, il sindacato autonomo della polizia penitenziaria. E di misure efficaci in tempi più brevi, soprattutto per la Lombardia, ce ne sarebbero: “Il sindacato propone di far scontare ai detenuti stranieri la pena nel loro Paese d’origine - spiega Greco. Si tenga conto che sono il 60 per cento dei detenuto in Lombardia. Significherebbe stare tutti in condizioni più umane”.
Al contrario, dal punto di osservazione della Polizia penitenziaria, le norme vigenti aggravano la situazione del sovraffollamento, al posto che contenerla. “La legge Bossi-Fini (legge che disciplina le espulsioni e detenzioni per gli immigrati irregolari, ndr) ha inciso parecchio sui numeri degli stranieri detenuti - aggiunge Greco -. A mio giudizio, è assurdo che si riempiano le carceri per sei mesi, per poi lasciare uscire l’immigrato con in mano un foglio di via, fino al momento in cui non viene trovato di nuovo e rimesso in carcere”. E a questo si aggiungono tutti i casi di celle “a porte girevoli”: processi per direttissima che portano dietro le sbarre il colpevole per due tre giorni. “Non serve a nulla se non a riempire la struttura”, aggiunge Greco. Indulto e amnistia sono escluse: “Nel giro di un anno al massimo ci sarebbero di nuovo le carceri piene”.
La posizione del sindacato, per ò, è critica nei confronti di idee diverse dalle pene alternative. Ad esempio, al Sappe non piace la “vigilanza dinamica”, un progetto al vaglio del Dipartimento di amministrazione penitenziaria che prevede il rientro in cella solo la notte per dormire. “È un bluff - chiarisce Greco -. Che facciamo, lasciamo i detenuti passeggiare tutto il giorno nei corridoi? Serve che facciano dei lavori”. Ma qui si apre un altro problema, dice il Sappe: la cronica mancanza di fondi per svolgere attività nei penitenziari. “Ma dobbiamo riuscire a sfruttare questo momento per cambiare qualcosa, ora che anche l’opinione pubblica ci sta dando attenzione”, è l’auspicio di Alfonso Greco.
Letizia (Anfp): non scaricare problema carceri sulla Polizia
"Non si può pensare di risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri con l'ennesimo provvedimento emergenziale che scaricherà sulle forze di polizia l'onere di controllare il rispetto delle prescrizioni degli arresti domiciliari". Ad affermarlo è Enzo Marco Letizia, segretario nazionale dell'Associazione nazionale dei funzionari di polizia, secondo cui "verranno, così, distratti ulteriori agenti sia dal controllo del territorio sia dal contrasto alla microcriminalità".
Il governo - prosegue Letizia - rifletta sulle conseguenze del provvedimento in tema di sicurezza e si ricordi che la carenza organica delle forze di polizia è in continuo aumento a causa dei continui blocchi parziali del turn over". "La questione delle carceri - ricorda Letizia - è un problema antico come la cronica incapacità a farvi fronte della politica, che ha sempre rimandato l'adozione di un progetto che metta in sinergia le opportunità della tecnologia con un'edilizia carceraria sostenibile come la ristrutturazione delle caserme dismesse. Non si può continuare a scaricare, dopo averle indebolite per anni, sulle forze di polizia le emergenze di questo Paese".
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