Giustizia: sconti di pena e impieghi socialmente utili per svuotare le carceri

Dalla Rassegna stampa

Alle prese con un sovraffollamento feroce nelle carceri, il ministro Annamaria Cancellieri ieri a “La Stampa” ha annunciato un decreto per alleggerire la situazione e far uscire almeno 4000 detenuti. Meno persone in cella e più domiciliari.
Per arrivare all’obiettivo si pensa a un mosaico di misure, magari piccole in sé, alcune tese a favorire le uscite, altre a frenare gli ingressi, ma tutte finalizzate a deflazionare l’affollamento. La principale novità è l’aumento dello sconto di pena per ogni semestre scontato con buona condotta in cella: si passa da uno sconto di pena di 45 giorni a 60. Il premio per la buona condotta potrebbe anche aiutare a riportare serenità nei penitenziari, dove le risse tra detenuti e le aggressioni agli agenti della polizia penitenziaria sono all’ordine del giorno.
Nei sei articoli di cui sarà composto il decreto si tenta anche di smontare il diabolico intreccio tra ex Cirielli e
Pacchetto Sicurezza. Il centrodestra negli anni scorsi, infatti, aveva molto irrigidito le possibilità di interpretazione da parte dei magistrati. L’intento, all’opposto di oggi, era di tenere dentro più gente possibile. E così è divenuto impossibile beneficiare dei domiciliari se si è recidivi, oppure c’è l’obbligo di custodia cautelare per molti reati equiparati alla mafia, infine è quasi impossibile finire nelle comunità terapeutiche per i tossicodipendenti.
Un meccanismo suggerito dagli addetti ai lavori, condensato in un documento del Csm del dicembre scorso, guarda caso curato dal giurista Glauco Giostra che è divenuto in questi giorni consigliere anche del ministro Guardasigilli, riguarda i magistrati di sorveglianza. Prevede che quando la pena residua da espiare, computando le detrazioni per buona condotta, non superi i 3 anni (6 per i reati commessi da tossicodipendenti), il pm “trasmette gli atti al magistrato di sorveglianza perché provveda senza ritardo con ordinanza” alla riduzione della pena. Quando questo stesso quadro riguardi la custodia cautelare, si prevede che il pm “trasmette gli atti al magistrato di sorveglianza per la decisione sulla liberazione anticipata”.
Inoltre, scatta la possibilità di sospendere l’esecuzione della pena nei casi di detenzione domiciliare in cui la pena non superi i 4 anni. E sempre domiciliari per gli ultrasettantenni, senza più le limitazioni attuali, qualora cioè sia stato dichiarato “delinquente abituale”.
Più complesso il “disboscamento” delle norme che precludono in un’infinità di casi il ricorso ai domiciliari e altri benefici penitenziari. Poco noto, ad esempio, è il divieto di concedere una misura alternativa a chi s’è visto revocare i domiciliari.
Cambiano, infine, anche le norme sul lavoro esterno dei carcerati: è ampliata la possibilità di estendere l’assegnazione di detenuti ad attività in favore della collettività, prevedendo che specifiche categorie di detenuti non pericolosi possano “essere assegnati a titolo volontario all’esecuzione di progetti di pubblica utilità”, in base a “programmi aggiornati con frequenza semestrale e trasmessi al magistrato di sorveglianza”. E si allargano le ipotesi di lavoro di pubblica utilità prevista per detenuti tossicodipendenti, ad eccezione di coloro condannati per i reati più gravi. Il primo assaggio si vedrà con l’Expo di Milano: si prevede che centinaia di detenuti, ovviamente quelli la scarsa pericolosità sociale, ogni giorno possano lavorare con i più diversi incarichi.
La Cancellieri, come detto, auspica un decreto per vedere presto i risultati. Con lei c’è il Pd. Dice Sandro Favi, responsabile Carceri: “Con le sue proposte si attiva un percorso, che il Pd condivide, per affrontare alla radice le distorsioni di sistema che generano inaccettabili condizioni di degrado delle nostre carceri”
I Radicali insistono invece nel chiedere l’amnistia. “Il decreto è un bidone. Abbiamo già avuto lo svuota carceri ma il problema è innanzitutto la giustizia”, commenta Marco Pannella.

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