Giustizia: la Cedu conferma condanna Italia sul sovraffollamento… i commenti dei Garanti dei detenuti

Dalla Rassegna stampa

Corleone (Coordinamento Garanti detenuti): modificare con decreto legge droga

Modificare con decreto la legge sulla droga. Un intervento che in ‘pochissimo tempo’ consentirebbe di ridurre la popolazione carceraria di “25mila persone”. Dopo il rigetto del ricorso dell’Italia da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo contro la sentenza che vincola il nostro Paese a trovare entro un anno soluzione al sovraffollamento carcerario, è questa la strada che il governo dovrebbe seguire secondo Francesco Corleone, Coordinatore dei garanti dei detenuti. “L’escamotage dell’Italia ha avuto la durata dello spazio di un mattino: il ricorso non è stato nemmeno dichiarato ammissibile, anche perché non ce n’erano le ragioni” osserva Corleone, per il quale però adesso “è importante che il governo dica cosa vuole fare. La via non può essere un piano di edilizia straordinaria per la quale non ci sono né i tempi né le risorse, ma dev’essere una via politica”.
“Indagini conoscitive sulle carceri sono inutili; il governo accolga le proposte di iniziativa popolare sulle carceri, parta dal documento della Commissione Giostra del Csm, ma soprattutto da un decreto legge per modificare la legge sulla droga”, è l’invito di Corleone, che è anche garante dei detenuti a Firenze.
“Occorre abbassare le pene, distinguere tra droghe leggere e pesanti e rendere reato autonomo il fatto di lieve entità; così tantissime persone non entrerebbero più in carcere”. E non solo: il governo che è inadempiente nell’attribuzione della delega sulle droghe per contrasto tra chi vuole mantenere l’assetto voluto da Giovanardi e chi vuole cambiare questa politica, dovrebbe “cambiare anche le leggi criminogene, come la Cirielli sulla recidiva, la legge sull’immigrazione e le leggi speciali che impediscono l’accesso alle misure alternative ai tossicodipendenti e ad altre categorie di detenuti”.

Tocco (Garante detenuti Campania): politica e istituzioni invertano le tendenze

“Il nostro paese ha fatto una pessima figura presentando il ricorso, che era in palese contraddizione con le dichiarazioni di tutti i massimi esponenti istituzionali, dal Capo dello Stato al Ministro della Giustizia, dichiarazioni nelle quali si metteva in rilievo la condizione di inciviltà delle nostre carceri”.
È quanto dichiara il Garante dei detenuti della Regione Campania, nonché coordinatore nazionale dei Garanti regionali, Adriana Tocco, nel commentare la decisione della Corte Europea dei diritti dell’uomo, che ha rigettato il ricorso dell’Italia avverso alla sentenza che concedeva un anno di tempo all’Italia per risolvere la questione del sovraffollamento delle carceri e nel contempo la condannava a risarcire i detenuti che lo avevano subito.
“Al di là di questo - conclude - il rigetto impone alla politica italiana e alle istituzioni preposte, di smetterla con gli inutili proclami, con il buonismo deteriore, con il rimpallo delle responsabilità, con la solidarietà di facciata e di intervenire con provvedimenti concreti e strutturali che segnino una significativa inversione di tendenza”.

Fleres (Garante detenuti Sicilia); rispetto art. 27 Cost è questione di buon senso

Ristretti Orizzonti, 28 maggio 2013

“Per convincere le autorità italiane a rispettare l’art. 27 della Costituzione e la Convenzione europea dei diritti dell’uomo non era necessaria una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo ma soltanto un po’ di buonsenso”. Lo ha dichiarato il Garante dei diritti dei detenuti della Regione siciliana, on. dott. Salvo Fleres, commentando la sentenza con cui la Corte ha condannato l’Italia a risolvere entro un anno il problema del sovraffollamento delle carceri ed a risarcire le vittime di forme irregolari di detenzione.
“In più occasioni - ha aggiunto il Garante - ho avuto modo di sostenere che l’imperfetta esecuzione penale esercitata dal nostro Paese priva il recluso oltre che della libertà anche della dignità. Sarà il caso che Governo e Parlamento comprendano come, insieme ad una più incisiva azione preventiva, sia necessaria una profonda revisione del sistema delle pene alternative, in vista di una, ormai indispensabile, amnistia. In caso contrario il rischio sarà quello di spendere risorse molto consistenti non per assicurare giustizia e pene adeguate e riabilitanti ma per risarcire spese per i danni provocati da una irregolare detenzione.

Gonnella (Antigone): 30 mila detenuti di troppo, Italia torni a legalità

“Com’era prevedibile la Corte europea dei diritti dell’uomo ha rigettato il ricorso dell’Italia, solo dilatorio. Entro la fine di maggio del 2014 il Paese dovrà, dunque, tornare nella legalità interna e internazionale”. Così Patrizio Gonnella, presidente dell’ associazione Antigone, che si batte per i diritti nelle carceri, commenta la decisione della Corte europea. La Corte - aggiunge - ci dice che per assicurare il rispetto della dignità umana è necessario garantire in cella almeno tre metri quadrati a testa. Per riuscirci posto che nelle carceri italiane ci sono più di 66 mila detenuti per 37 mila posti regolamentari (oltre 8 mila sono infatti inutilizzabili perché in reparti chiusi) bisognerà liberare almeno 30 mila reclusi”. Ma non basta e per questo, aggiunge “da tempo portiamo avanti un pacchetto di proposte che chiediamo al Governo di adottare con un decreto legge essendoci i requisiti di necessità e urgenza”. “Si tratta di mettere mano - spiega Gonnella - alle leggi che producono carcerazione come quella sulle droghe, l’immigrazione, la recidiva e la custodia cautelare”. “Le proposte alla Camera e al Senato, dei due presidenti delle commissioni giustizia Palma e Ferranti sulla messa alla prova e la detenzione domiciliare - secondo Gonnella - sono di buon senso ma non spostano per nulla l’impatto numerico dei detenuti”. Infine, per Gonnella “sarebbe utile destinare quel che resta del piano carceri, circa 460 milioni di euro per un piano straordinario che favorisca l’applicazione delle misure alternative al carcere”.

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