Giustizia: Caso Cucchi: un agente assolto giustifica i gestacci “quel dito alzato è stato soltanto uno sfogo”

Dalla Rassegna stampa

La polemica sul dito alzato dopo la lettura della sentenza da qualcuno dei parenti e amici degli imputati. Ilaria Cucchi vuole partire da quelli che definisce “gesti terribili”. Le due dita medie alzate al cielo che spuntano da uno degli abbracci tra i banchi dove erano raccolti gli imputati appena terminato quel lunghissimo minuto e 10 secondi della lettura della sentenza.
“Sentivo le urla, noi piangevamo. E ci sono stati quei gesti terribili, un segno di non rispetto assoluto verso di noi”, racconta e sottolinea in apertura della conferenza stampa del day after. Se le polemiche erano attese (comunque si fosse concluso il processo) quei gesti offensivi - rivolti contro la tribuna del pubblico che inveiva contro la decisione dei giudici - le hanno ulteriormente accese, immortalati da video e foto, raccontati e ripresi, diffusi sul web. Pochi attimi poi censurati da chi forse ne ha intuito al volo le conseguenze e ha spinto l’autrice a tirare giù le braccia.
“Quel gesto era la risposta e il comprensibile sfogo di un momento dopo tre anni di attacchi e insulti. Non so chi sia stato, ma non credo che le dita alzate siano più gravi delle urla “Assassini” che ci piovevano addosso”, dice Nicola Menichini, uno dei tre agenti assolti, che in quegli attimi era stretto alla moglie in lacrime.
A sostegno delle parole dell’agente penitenziario arrivano le parole del suo difensore, l’avvocato Diego Perugini: “Da ieri sera c’è una sentenza che solleva Menichini, i suoi due colleghi e gli infermieri da ogni responsabilità. Non siamo più disposti ad accettare accuse e passeremo alle querele ogni qual volta arriveranno insinuazioni a mezzo stampa. Chi vuole contestare una sentenza ha le aule del processo d’appello per farlo”.
Nessun dubbio sui destinatari del messaggio. “Voglio evitare qualsiasi contro polemica”, dice invece Aldo Fierro primario del reparto “protetto” dell’ospedale Sandro Pertini, dove Stefano Cucchi morì al termine di una settimana di ricovero e, come afferma la sentenza, mancate cure.
“So solo che la colpa è soltanto nostra, dei medici - afferma sarcastico -. E meno male che non siamo delinquenti”. Fierro è stato condannato a due anni, la pena più severa tra quelle decise dalla Terza Corte D’Assise per i sei medici che erano a processo.
Di questi, tre hanno già lasciato la struttura diversi mesi fa per andare altrove. Flaminia Bruno adesso lavora in Inghilterra, Silvia Di Carlo in Abruzzo e Luigi Marchise a Ostia. Nessuno di loro finora è stato rimpiazzato. Assieme a Fierro, nel reparto del Pertini, sono rimasti Stefania Corbi e Rosita Capponnetti, che ieri erano regolarmente al lavoro. Così come al lavoro era Elvira Martelli, l’infermiera assolta assieme ai due colleghi Giuseppe Flauto e Domenico Pepe.
“Voglio esprimere la mia vicinanza alla famiglia Cucchi - dice la 35enne - e prendo le distanze da quelle dita alzate, un gesto che stigmatizzo. Posso dire che non sono stata io, che in quei momenti neanche mi sono resa conto, tanta era l’emozione della sentenza. Ma voglio anche dire - aggiunge la Martelli rispondendo a Ilaria Cucchi - che non mi sento affatto indegna di indossare il camice bianco, che ho sempre portato con dignità e con grandi sacrifici in questi tre anni e mezzo di processo”.

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