Giustizia: carceri sovraffollate, a maggio 2014 scatterà la multa Ue… e il conto sarà salato

Dalla Rassegna stampa

Dicono che le questioni relative al carcere e alla giustizia non fanno parte degli accordi di Governo; dicono che altri sono i problemi, le urgenze. Dicono che l’amnistia non è la soluzione, non risolve, che è un pannicello caldo; peccato che in alternativa non propongano nulla e nulla stiamo facendo. Il conto di questo non proporre e non fare nulla verrà pagato dai cittadini. Perché se la situazione delle nostre prigioni non muterà in modo sostanziale entro il maggio del 2014, lo Stato italiano dovrà pagare una maxi multa ai quasi 67 mila detenuti, per violazione dei diritti umani.
A maggio 2014 infatti scade l’ultimatum della Corte di Strasburgo all’Italia: bisogna garantire ad ogni persona rinchiusa in cella uno spazio minimo di 4 metri quadrati, sufficientemente illuminato e pulito; bisogna inoltre assicurare, tramite le attività sociali all’interno del carcere, che il detenuto passi un buon numero di ore fuori dalla cella.
Cosa succede se, oltre al decreto carceri emanato dal governo Letta, non si farà qualche altro intervento che vada nella direzione di uno svuotamento delle prigioni accompagnato da interventi di ampliamento e ristrutturazione dell’edilizia carceraria? Con una sentenza dell’8 gennaio 2013, la “sentenza Torreggiani”, la Corte di Strasburgo ha condannato l’Italia a pagare 100.000 euro di risarcimento a 7 detenuti che avevano fatto ricorso perché costretti a dormire in troppi in celle minuscole, nelle quali dovevano passare quasi 20 ore su 24 per mancanza di attività sociali nel carcere. Centomila euro diviso sette detenuti fanno 14.285 euro che lo Stato italiano deve sborsare per ogni carcerato.
Secondo i dati dell’Amministrazione Penitenziaria del ministero della Giustizia, nelle 206 carceri italiane ci sono 66.271 detenuti, a fronte di una capienza di 45.568 posti. Moltiplicando la cifra del risarcimento per i circa 20 mila detenuti in eccesso, si ottiene una somma che di circa 300 milioni di euro. Se invece lo Stato dovesse risarcire l’intera popolazione carceraria, dovrebbe sborsare quasi un miliardo di euro. Il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri, che ha detto che un’amnistia “darebbe un grosso aiuto”, ricorda che la capienza di 45 mila posti non è da prendere alla lettera perché “molti padiglioni sono chiusi per lavori o necessitano ristrutturazioni e l’Europa è dal 1990 che ci riprende”.
Ecco, ricordiamoci queste cifre, quando ci dicono che le questioni delle carceri e della giustizia non fanno parte degli accodi di Governo, che sono altri i problemi e le urgenze, e l’amnistia non risolve.

In Italia un detenuto su quattro è tossicodipendente

L’impatto della legge antidroga Fini-Giovanardi sul carcere riguarda 4 detenuti su 10: dal 2006 al 2012 in Italia sono aumentati gli ingressi in carcere per droga e sono raddoppiati i detenuti per la violazione dell’art. 73, riguardo la detenzione di sostanze illecite. È questo il bilancio del quarto libro bianco sugli effetti della legge Fini-Giovanardi presentato questa mattina presso la Camera dei deputati da La Società della ragione, Forum droghe, Antigone e il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca). Secondo il libro bianco, oltre all’incostituzionalità per la Fini Giovanardi sollevata dalla Corte di Cassazione, su cui si dovrà esprimere la Consulta, c’è un dato di fatto che demolisce la legge antidroga: “Se l’obiettivo del legislatore del 2006 era il contenimento dei comportamenti connessi alle droghe illegali attraverso l’inasprimento punitivo non è stato raggiunto. Un detenuto su tre entra in carcere ogni anno per la violazione dell’arti. 73 (detenzione). Alla fine del 2012 gli ingressi totali in carcere erano 63.020, quelli per violazione del solo art. 73 della legge antidroga 20.465, pari al 32,47 per cento rispetto al 28 per cento del 2006. Raddoppiano, invece, i detenuti: al 31 dicembre 2012 erano 65.701, di cui quelli ristretti per art. 73 erano 25.269, pari al 38,46 per cento. A fine dicembre 2006 erano 14.640. Circa quattro detenuti su dieci sono ristretti per violazione dell’art. 73”.
Per quanto riguarda i dati, il Libro bianco mette in guardia dalle “conseguenze indesiderate” dovute al passaggio della sanità in carcere al Servizio sanitario nazionale. Dal 2011 in poi, infatti, la rilevazione non è più a carico dell’Amministrazione penitenziaria, ma avviene attraverso le Regioni, tramite i Sert. A cambiare, però, sono stati i criteri di classificazione dei detenuti tossicodipendenti, che seguono le linee di indirizzo del Dipartimento politiche antidroga. Tuttavia, secondo le organizzazioni promotrici del Libro bianco, la scelta dei nuovi criteri è stata voluta per “ottenere una diversa classificazione dei detenuti tossicodipendenti per incidere sulle politiche giudiziarie e carcerarie.
In altre parole, dietro lo schermo della “scientificità” e del “rigore diagnostico”, emerge il vero obiettivo politico: celare per quanto possibile il fallimento di quello che era stato propagandato come il punto forte della legge del 2006: ottenere la diminuzione dei tossicodipendenti in carcere. Infine, secondo il Libro bianco, crescono segnalazioni e denunce per cannabis. Crollano i programmi terapeutici, passati dai 6.713 del 2006, ai 340 del 2012, e gli affidamenti in prova ottenibili con pene o residuo pena fino a 6 anni.

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