Giustizia: le carceri al collasso, il lato oscuro della Repubblica

L’emergenza carceraria raggiungerà il suo culmine durante il mese di agosto. Le giornate più calde dell’anno porteranno all’estremo le condizioni in cui sono costretti a vivere i cittadini ristretti. Una situazione nota a tutti ma, purtroppo, evitata dai principali esponenti di Pd e Pdl. Il tema viene infatti affrontato con piglio demagogico, si ha il timore che qualsiasi intervento sulla materia dell’esecuzione penale possa innescare l’indignata reazione degli elettori.
Timorosi che un indulto o un’amnistia possano mettere a repentaglio le proprie esistenze o le proprie proprietà. Dopo diverse settimane di protagonismo, anche la titolare della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, ha cessato di invocare l’avvio della procedura parlamentare per la concessione dell’amnistia. “Il sovraffollamento delle carceri non è più tollerabile, spero che governo e Parlamento possano dare una risposta di dignità ai detenuti e a chi lavora”, ha detto la presidente della Camera, Laura Boldrini, durante la visita ai detenuti del carcere di Regina Coeli.
“Ritengo che sia importante tenere alta l’attenzione sull’emergenza carceri e sono qui proprio per dare attenzione a questo tema”, spiega la deputata marchigiana, per la quale la situazione delle carceri è “la cartina di tornasole del livello di civiltà di un Paese”. Per la presidente di Montecitorio “la certezza del diritto è fondamentale: chi ha sbagliato deve pagare, non chiediamo sconti, ma è giusto che chi entra in carcere possa uscire migliore, è giusto che ci sia la rieducazione e in una situazione di sovraffollamento è difficile rieducare perché non si fa altro che tirare fuori il peggio dell’essere umano e non il meglio”.
“Nel codice - sottolinea Boldrini - non c’è scritto che un’ulteriore pena debba essere quella del sovraffollamento. Costruire nuove strutture è complicato perché non ci sono risorse ma in alcuni carceri ci sono padiglioni non utilizzati e con un po’ di fondi sarebbe possibile renderli agibili”. In più bisogna mettere in atto “misure alternative e considerare le misure di custodia cautelare perché il 40 per cento dei detenuti non ha una condanna definitiva”.
Sul tema del carcere è intervenuta anche Paola Pinna, deputata sarda del Movimento 5 stelle. La parlamentare ha ricordato una grave lacuna del nostro ordinamento penale: la mancanza di una fattispecie che punisca chi si rende colpevole di tortura e trattamenti degradanti. Un vuoto legislativo che ha spesso permesso alle persone rinviate a giudizio per condotte violente, maltrattamenti e vessazioni di poter godere della prescrizione o di essere colpite con le pene previste nel caso di lesioni.
“Dopo aver ricevuto una toccante lettera da parte di un detenuto che aveva subito un trattamento inumano e degradante all’interno di un penitenziario italiano ho sentito la necessità di interrogare il ministro della Giustizia, per capire quali siano le intenzioni dell’attuale Governo in merito all’introduzione del reato di tortura in Italia. Purtroppo, son cosciente del fatto che il caso di cui sono stata resa partecipe è uno dei tanti che si verificano frequentemente nelle nostre carceri, e non solo lì” ha spiegato la Pinna commentando il deposito di un suo atto di sindacato ispettivo.
“Con la recente sentenza Torreggiani - prosegue la deputata - la Corte dei diritti dell’uomo ha sancito, per la seconda volta, la violazione da parte del nostro Paese dell’articolo 3 della Cedu che vieta tortura, trattamenti o pene inumane degradanti. La situazione in cui ci troviamo è paradossale - incalza la Pinna - sembra che tutti lo vogliano ma nessuno sia in grado di attuare questo principio così semplice e fondamentale”.
“Nonostante la nostra stessa carta costituzionale vieti la tortura - continua la segretaria della commissione Politiche Europee - l’Italia abbia aderito a convenzioni e trattati internazionali che vietano tale condotta inumana e nelle Aule parlamentari si siano avviati procedimenti legislativi, mai conclusi, non siamo riusciti a introdurre tale fattispecie di reato nel nostro ordinamento. Auspico che il Ministro Cancellieri voglia adottare importanti decisioni in questa materia”. L’eletta pentastellata ha poi fatto presente che la norma sarebbe anche una garanzia per tutti gli operatori delle Forze dell’ordine, oggi chiamati a pagare per le responsabilità dei più violenti. Il Parlamento deve affrontare il tema nel più breve tempo possibile. È inutile continuare a baloccarsi con argomenti propagandistici.
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