Giustizia: Cancellieri; le carceri sono una priorità… e cresce il partito dell’amnistia

“Il sovraffollamento delle carceri è una priorità che mi sta molto a cuore”, dice Anna Maria Cancellieri nei nuovi panni di ministro della Giustizia. E quando dal Senato si sposta a via Arenula mette subito al lavoro gli uffici ministeriali per un aggiornamento della situazione - dai suicidi (57 nel 2012, 11 nel 2013) al sovraffollamento (65.785 i detenuti presenti su 44mila posti regolamentari che in realtà sono 38mila perché 7mila sono inutilizzabili o per mancanza di poliziotti o per inagibilità) - in vista di una riunione con i capi Dipartimento del ministero.
Nel pomeriggio sale al Quirinale e incontra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che da anni ormai parla del carcere come di un’”emergenza nazionale” (lo ha ribadito anche dopo la sua rielezione), chiedendo tra l’altro misure alternative alla detenzione. Mesi fa confessò che avrebbe firmato senza esitazione un provvedimento di amnistia se vi fosse stata la maggioranza parlamentare necessaria, che però non c’era. Ma oggi è un altro giorno, un’altra stagione politica: le “larghe intese” e la “necessità di una pacificazione” possono favorire la clemenza, sia pure non subito. Tema delicato, visto il clima nel Paese e il rischio di abbandonare la via delle riforme “strutturali”. Ma tant’è. Di certo il carcere è una priorità del governo, come ha detto il premier Enrico Letta, “rilanciato” con enfasi dal capogruppo al Senato Renato Schifani, che ieri ha chiesto, tra gli applausi bipartisan, interventi “urgenti, decisi e risolutivi”. Silvio Berlusconi, accanto a lui, annuiva ripetutamente.
La voglia di amnistia è palpabile tra Camera e Senato, dove sono già state depositate sei proposte di legge (Pd, Pdl, Gruppo misto). Nessuno ne parla ufficialmente, ma la clemenza sembra ai più lo sbocco inevitabile per risolvere il sovraffollamento e anche qualche grana giudiziaria “eccellente”. Tanto più se continuano a tardare le riforme “strutturali”, indicate anche dalla Corte dei diritti dell’uomo - misure alternative alla detenzione, messa alla prova, modifica delle norme sulla recidiva - e allo studio di altri Paesi, come la Francia, per ridurre il ricorso al carcere e aumentare la sicurezza dei cittadini.
Certo è che ieri non è passato inosservato l’impeto di Schifani sull’argomento. “Nella solennità di questo momento - ha detto - vorrei condividere con lei (Letta, ndr) l’urgenza di un intervento - al quale ha fatto cenno ieri alla Camera e che mi sta molto a cuore - finalmente deciso, e che sia risolutivo, per riportare entro i confini della civiltà e del diritto la condizione delle nostre carceri”. Applausi scroscianti. “Da Presidente del Senato - ha aggiunto - ho avuto la possibilità di verificare personalmente angustie e tribolazioni in cui è costretta a vivere la stragrande maggioranza dei detenuti, una condizione che rispecchia drammaticamente la fragilità, le incongruenza e le storture del nostro sistema giudiziario, un sistema giudiziario, signor Presidente del Consiglio, lungo, farraginoso, squilibrato nel rapporto tra accusa e difesa e - me lo lasci dire e lo faccio con senso di responsabilità e angoscia - aperto ad ogni incursione da parte di chi non esita a trasformare un’indagine in una gogna, con la violazione costante e compiaciuta di ogni segreto istruttorio riferito alla privacy”. Applausi solo del Pdl. “Bisogna salvaguardare la dignità dell’uomo in ogni passaggio e al tempo stesso mostrare forza e determinazione contro le mafie e il terrorismo” ha proseguito Schifani, rivendicando la firma di Berlusconi (“lungimirante uomo di Stato che oggi consente all’Italia di trovare la strada della pacificazione”) su numerose leggi antimafia.
Il carcere impegnerà subito la nuova compagine governativa, non foss’altro perché ci sono tre scadenze ravvicinate cui far fronte. La prima a dicembre, perché scade la legge “svuota carceri” sulle misure alternative, già prorogata (e ampliata) dall’ex guardasigilli Paola Severino, che ha soprattutto dimezzato il fenomeno delle “porte girevoli” (chi entra e esce dal carcere nel giro di pochissimi giorni). A gennaio, poi, scade la moratoria concessa all’Italia dalla Corte di Strasburgo per evitare altre condanne per “trattamenti inumani e degradanti” (il governo Monti ha impugnato la sentenza per guadagnare qualche mese in più). La terza scadenza riguarda gli Opg, che dovrebbero chiudere a marzo 2014 (termine già prorogato di un anno). È presto per sapere come si muoverà Cancellieri. Circolano voci sulla sua intenzione di puntare sul piano-carceri (e sul commissario straordinario, il prefetto Angelo Sinesio), sui braccialetti elettronici e su un’altra proroga della “svuota carceri”. Nei cassetti del ministero, però, ci sono altri e più consistenti, interventi “strutturali”, come i progetti-Severino e della commissione ministero-Csm sulle misure alternative e su numerose modifiche normative. “Politiche” molto diverse, insomma, specchio di culture diverse e foriere di risultati anch’essi molto diversi.
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