Giustizia: amnistia e ipocrisia… la politica a un bivio dopo il monito di Napolitano

Dalla Rassegna stampa

Forse, alla fine, Napolitano, seguendo il consiglio di Marco Pannella, un bel messaggio alle Camere sulla questione carceri, giustizia e legalità finirà per mandarlo. Oggi, con la sua ultima esternazione, ha intanto dato un segnale che milita verso una sola direzione: l’amnistia. Da contrapporre all’ “ipocrisia” con cui la questione viene trattata da due o tre esecutivi a questa parte. Già la ricorrenza usata è emblematica: il 196 esimo anniversario della fondazione della polizia penitenziaria. Poi le parole: “soglie di capacità non più ammissibili”.
Si intende della capienza delle prigioni. Ma Napolitano tra le righe manda anche un segnale all’ipocrisia di quei politici che si trincerano, quando loro pare e conviene, dietro i sondaggi e l’opinione pubblica. Per cui quando si tratta di rinunciare ai soldi dei partiti allora “chissenefrega” delle cifre e dell’impopolarità e quando invece si deve evitare che degli esseri umani siano detenuti in condizioni di “tortura permanente” allora no.
È lo stesso doppio standard che oggi impedisce alle forze politiche di prendere il coraggio a due mani e di decidere di ritornare indietro sulla demagogica modifica costituzionale nata in quattro e quattr’otto ai tempi di “mani pulite” con cui si è alzato a due terzi il quorum parlamentare per votare provvedimenti di amnistia e indulto. Un quorum che non si usa per modificare neanche la stessa Costituzione secondo i dettami dell’articolo 138.
Anche qui l’ipocrisia della classe politica italiana è palese e merita tutte le strigliate di Napolitano e anche qualcuna di più: “la Costituzione più bella del mondo” che non si può mutare per dare un governo che governi e magari un presidente della repubblica eletto dal popolo, si è potuta invece snaturare nell’articolo che prevedeva le amnistie e gli indulti come strumenti costituzionali periodici e fisiologici per fare ritornare l’inferno delle carceri alla legalità.

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