Giustizia: affari e numeri finti nell’inferno-carceri; 47mila posti dichiarati, 41mila effettivi

Dalla Rassegna stampa

L’inganno è già nella definizione. Perché la chiamano emergenza, come se fosse un evento inatteso. E invece il dramma dei penitenziari italiani è una vergogna perenne: fatta di celle stracolme di 66mila detenuti, oltre 20mila in più rispetto ai posti disponibili, e di numeri finti, perché la capienza dichiarata è molto superiore a quella effettiva.
Uno sfacelo a cui questo governo risponde con un decreto “svuota carceri” disseminato di misure tampone, e che assegna enormi poteri a un commissario straordinario per costruire nuove carceri e dismettere le vecchie. Non basta, perché l’articolo 1 restringe il campo dei reati per cui si può applicare la custodia cautelare in carcere. Lasciando fuori anche il favoreggiamento personale, tipico nelle inchieste per mafia. “Interverremo con un emendamento quando il decreto tornerà in Senato”, promette Andrea Colletti, deputato di Cinque Stelle.
Contro mano, anche sulle carceri: “Il nostro sospetto è che si faccia di tutto perché che la situazione rimanga esplosiva, così da applicare quel piano edilizio sui penitenziari che è un affare enorme, per tanti. E forse perché l’obiettivo finale è sempre l’amnistia: il mezzo migliore per sistemare i problemi di tanti amici degli amici, con un libera tutti”. Per ottenerlo, c’è chi agita strumentalmente i numeri rilanciati anche dal dossier carceri di M5S: il sovraffollamento nei penitenziari è al 152,8 per cento, con 112 detenuti ogni 100mila abitanti.
E poi ci sono quei 66mila detenuti (ma il Dipartimento di amministrazione penitenziaria in serata ha fatto sapere che sono scesi a 66.450). Per rimediare, Cinque Stelle ha preparato un suo “contro piano carceri”, che ha inviato ieri al ministro della Giustizia Cancellieri. Un progetto che, con 355 milioni di spesa, punta a una capienza di oltre 69mila posti, senza dover costruire nuove carceri, “se non un istituto da 800 posti tra Napoli e Caserta, dal costo di 800 milioni”.
La ricetta di Cinque Stelle è molto diversa da quella del governo: “Il nostro programma prevede il recupero di carceri utilizzate male e di sezioni chiuse, nonché la costruzione di nuovi padiglioni”. Una strada suffragata dalle cifre. Come spiega il dossier di M5S, i posti regolamentari negli istituti sono 47mila, ma “oltre 6mila allo stato non sono utilizzabili”.
Ci sono intere aree chiuse, nelle carceri che traboccano. Non solo. “Esistono sezioni con detenuti speciali - ricor - da Colletti - che potrebbero ospitare cento persone, ma dove sono reclusi in dieci”. Esigenze di sicurezza, che però restringono ulteriormente i posti realmente disponibili. Poi ci sono i problemi di fondo, come certe norme.
“Almeno un quarto dei detenuti ha violato la Fini-Giovanardi sulla droga” ricorda Alessio Scandurra, coordinatore dell’Osservatorio sulle carceri di Antigone. Ovvero, è dietro le sbarre per una legge che non fa distinzione tra droghe leggere e pesanti, e non chiarisce la differenza tra detenzione per consumo personale o per spaccio.
Scandurra: “Un altro problema è la ritrosia ad applicare misure alternative: diversi detenuti potrebbero scontare la pena in strutture diverse dal carcere, eppure nei fatti non succede. Perché? Diciamo che nel mondo carcerario in tanti sono restii ai cambiamenti, perché comportano perdita di potere”.
Da domani, M5S comincerà un giro nelle carceri, partendo da Regina Coeli, a Roma. “Uno dei tre penitenziari che il governo vorrebbe vendere, anche se non lo ammettono” sostiene Colletti. Sullo sfondo, la mannaia della Corte europea dei diritti dell’uomo, che in gennaio ha condannato l’Italia a risarcire con 100mila euro sette detenuti a Busto Arsizio e Piacenza. Dandole un ultimatum: entro il maggio 2014 dovrà garantire ad ogni recluso uno spazio minimo di 4 metri quadrati. Altrimenti dovrà pagare un risarcimento di quasi un miliardo ai detenuti.

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