La Garbatella celebra le prime unioni gay

Dalla Rassegna stampa

Il piccolo Andrea, 4 anni, dorme tra le braccia di papà Tommaso nella sala consiliare del Municipio XI. L’altro papà, Gianfranco, cerca nelle tasche della giacca il documento necessario per poter mettere la firma sul registro delle coppie di fatto. Un’amica coccola il bambino e sorveglia con lo sguardo la sorellina, Lia di 6 anni, mentre i padri si baciano e sorridono ai flash mostrando il documento. Frediano e Giorgio si scambiano le fedi e poi stappano bottiglie di spumante con il foglio in tasca, «non dà praticamente diritto a nulla, ma è pur sempre un riconoscimento civile». Altre due coppie etero si uniscono alla festa improvvisata per il debutto dei registri delle unioni civili negli uffici della Garbatella che ha seguito l’esempio del Municipio X.

«Per me e Tommaso è la quarta unione», racconta Gianfranco. «Stiamo insieme dal 1995. Abbiamo organizzato una cerimonia privata con gli amici quando siamo andati a vivere insieme, quello per noi è stato il vero matrimonio. Poi nel 2008 ci siamo sposati in California». Appena il X Municipio, il primo a Roma, ha istituito il registro delle unioni civili Gianfranco Goretti, insegnante di 48 anni, e Tommaso Giartosio, scrittore e conduttore radiofonico di 49, si sono iscritti, «e adesso lo facciamo in questo che è il nostro municipio di residenza». Lia e Andrea sono nati in California. «Non ci piace l'espressione utero in affitto, meglio parlare di gestazione per altri. C'è stata un'ovodonazione e poi un'altra donna ha portato avanti la gravidanza». Lia e Andrea hanno due padri, uno lo chiamano pato che sta per papà Tommaso e l'altro soltanto papà.

«Ma sono figli di uno dei due, niente tutela il legame tra me, lui e i bambini», spiega Gianfranco. «Noi chiediamo soprattutto che ci venga riconosciuto innanzitutto il dovere di essere genitori». Una famiglia di due padri che ostacoli incontra? «Abbiamo ottimi rapporti con i vicini, a scuola va benissimo. Le maestre hanno seguito un corso sulle famiglie arcobaleno e sono molto brave. Nessun particolare problema, la società è molto più avanti delle istituzioni».

Frediano Properzi e Giorgio Di Giovanni, in abito grigio per l'occasione, hanno condotto una battaglia lunga quattro anni ma poi si sono dovuti arrendere. «Abbiamo presentato richiesta di matrimonio ma il Comune ce l'ha respinta, ci siamo opposti intentando una causa civile contro il Campidoglio. La Corte di Cassazione ci ha dato torto». Intanto scoppia la polemica. Per Luciano Ciocchetti (Udc) è solo «un'iniziativa ideologica». I Radicali e il Pd chiedono al Comune di discutere al più presto la delibera di iniziativa popolare che chiede il riconoscimento delle unioni civili.

 

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