Francia di nuovo in marcia contro i matrimoni gay

Dalla Rassegna stampa

Una marea umana per dire «no» al progetto di legge sulle nozze gay, una delle grandi promesse elettorali del presidente francese François Hollande: per la seconda volta quest’anno, dopo la manifestazione di gennaio, centinaia di migliaia di persone hanno invaso il centro di Parigi per ribadire che il matrimonio può essere soltanto tra un uomo e una donna. A fine pomeriggio, gli organizzatori parlavano di «almeno 1,4 milioni di partecipanti», mentre secondo una prima stima della questura a scendere in piazza sono stati 300.000. È dunque guerra di cifre. «Sta diventando ridicolo e grottesco, così non può andare avanti», ha attaccato Frigide Barjot, promotrice della «Manif pour tous», in contrapposizione con il «Mariage pour tous», voluto dal governo socialista. Per lei, c’è «una chiara volontà di non dire la verità» sul numero dei partecipanti. I dati definitivi della questura verranno forniti all’inizio della settimana, dopo un’attenta analisi delle registrazioni video.

Intanto, gli organizzatori sembrano proprio non voler mollare: «una nuova manifestazione si terrà in tempi brevi», hanno fatto sapere, chiedendo di essere ricevuti nuovamente da Hollande. Durante il corteo, che è partito dal quartiere della Défense ed è arrivato all’Arco di Trionfo, ci sono stati anche momenti di tensione: la polizia ha sparato lacrimogeni contro un centinaio di dimostranti che tentavano di raggiungere gli Champs Elysées, considerati off limits dalle forze dell’ordine, che hanno negato il permesso di manifestare sulla celebre Avenue. Il mese scorso, l’Assemblea nazionale ha detto sì al matrimonio omosessuale: dopo una maratona di 10 giorni (e quasi 110 ore di dibattiti), oltre 5.000 emendamenti discussi e cortei pro e contro nelle strade, i deputati hanno approvato la legge che autorizzerà le coppie dello stesso sesso a unirsi in matrimonio. La vittoria del sì è stata netta, con 329 voti a favore, cento di più dei voti contrari, 229. Dieci gli astenuti. Non è detto invece che passerà così ampiamente al vaglio del Senato, dove il dibattito comincerà il 2 aprile, ma dove la maggioranza di sinistra è più risicata. Non è dunque escluso che il testo subisca qualche modifica e sia costretto a tornare in Assemblea.

 

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