Forestan, una vita in difesa dei detenuti «Anche loro hanno diritto alla felicità»

«Mi chiedo sempre perché i cittadini italiani non capiscano che dietro le sbarre del carcere vivono persone di grande umanità, che piangono e ridono e soffrono, che hanno le stesse aspirazioni alla felicità che abbiamo noi che viviamo fuori dal carcere». Parla a vele spiegate Margherita Forestan, nominata dal 2009 dal consiglio comunale di Verona garante per i diritti dei detenuti il cui compito primario è la tutela delle persone private o limitate nella libertà personale.
Una lunga esperienza ai vertici della casa editrice Mondadori, responsabile dell'editoria per ragazzi, si trova oggi protagonista di impegno sociale nel quale le doti di manager concreta e fantasiosa si espandono all'interno delle mura del carcere. «Il garante, una volta si chiamava difensore civico, costruisce - spiega con fervore la Forestan - in ambito penitenziario funzioni di tutela delle persone. Avevo già rapporti con le carceri: con la Mondadori avevamo istituito un piccolo premio letterario. Conoscevo lo strazio di queste esperienze. Uscito il bando ho partecipato e sono stata designata nella città di cui è sindaco leghista Flavio Tosi».
In Italia non esiste una figura di un garante nazionale (il primo fu istituito in Svezia nel 1809), ma forse è meglio così: esistono garanti regionali, provinciali e comunali le cui funzioni sono definite dai relativi atti istitutivi. Come denuncia quotidianamente Marco Pannella con i suoi digiuni, per agevolare lo sfoltimento delle carceri, la situazione è pesante. Ma con forza e durezza di argomentazioni la garante veronese fugge retorica e protagonismi. «Prima di tutto è necessario fare rispettare le leggi esistenti - sottolinea - applicare quelle norme che favoriscono il ritorno a casa dei detenuti che abbiano espiato parte della pena, sia quelli che hanno possibilità di risarcire i reati compiuti, sia i detenuti per reati di microcriminalità. Migliaia di giovani in carcere con motivazioni assai scarse. E poi aiutare la magistratura a sveltire le pratiche per rimpatriare tutti gli immigrati che chiedono di tornare a casa. Un detenuto costa alla comunità 160/200 euro al giorno. E battersi perché siano rispettate le norme che impongono pene alternative alla detenzione. Con una settimana di detenzione possiamo pagare biglietti aerei per trasferimenti anche alle Maldive.
Il secondo aspetto è quello di impegnarsi perché i reclusi trovino possibilità di lavoro e dentro le carceri e a fine pena anche all'esterno».
Tutti sanno che il carcere è anche scuola che sviluppa potenzialità criminali che fanno tuonare contro indulti e amnistie che dopo pochi mesi riportano in carcere le stesse persone. Margherita Forestan ha progetti diversi: «Nel carcere di Verona su 900 ospiti abbiamo solo 100 perone alle quali possiamo fornire una piccola retribuzione per il loro lavoro di cuochi, di portavitto, di addetti alle lavanderie e alle pulizie. Ho introdotto anche il lavoro volontario. In pratica, il detenuto firma una carta nella quale si impegna a svolgere lavoro non retribuito, ma intanto viene inserito in una lista di attesa per migliore impiego. Però con l'aiuto di una banca questo mese riuscirò a portare un piccolo salario anche ai volontari. Apriremo una panetteria per insegnare un mestiere».
Non dice la Forestan che il suo emolumento di cinque mila euro è stato devoluto per fornire suppellettili agli ospiti del carcere: 50 specchi di plexiglass, 200 sedie di plastica, cappelli, grembiuli, stivali per chi lavora nelle cucine. C'è da osservare che il garante è stato istituito a Verona, ma non a Padova, né a Venezia dover esistono carceri e amministrazioni di sinistra. Come mai? Su questo la Forestan non polemizza e racconta: «Abbiamo 70 donne che confezionano manufatti che vengono venduti sulle porte delle chiese e casi drammatici di cui si deve sapere. Un ragazzo afgano è in carcere da quattro anni per le accuse false di avere tentato di uccidere una zia. Gli stessi cugini l'hanno scagionato». Infine commenta con parole chiare: «Mi piacerebbe cha anche gli avvocati d'ufficio si impegnassero meglio nella difesa dei loro assistiti. Il poco e il minimo non servono. Il sentimento di riconoscenza di cui ogni uomo è capace è premio che ringiovanisce e ci riempie di allegra gratificazione». La Forestan scrive anche spesso al ministro di Grazia e Giustizia e al Presidente della Repubblica Napolitano.
«Mi guardano alcuni come se fossi un'aliena, una pazza - conclude - lo sento proprio che la pensano così. Ma il vedere che molte persone con il tuo impegno trovano la forza di sorridere, è tonificante ed energetico».
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