Fisco, questo riordino parta dal basso

Dalla Rassegna stampa

 Nel dibattito sul sistema fiscale ci sono tre temi, strettamente connessi tra loro, che si rincorrono: la riduzione del prelievo, la lotta all'evasione e la semplificazione fiscale. In questi giorni al centro dell'interesse è tornato anche quest'ultimo aspetto, dopo che l'agenzia delle Entrate ha censito gli adempimenti e le comunicazioni a carico dei contribuenti. Ma la storia - perché di una vera e propria storia si tratta - inizia almeno vent'anni fa, con i primi decreti legge specificamente dedicati alle semplificazioni del sistema.

Corsi e ricorsi storici, dunque: il decreto legge 357 del 1994 cancellò gli elenchi clienti e fornitori. Oggi, da più parti, si chiede nuovamente la loro soppressione. Perché nel frattempo gli elenchi sono tornati: questa volta non a causa della solita burocrazia, ma per le esigenze di lotta all'evasione (il che, tra l'altro, conferma l'intreccio dei temi del dibattito).

La vicenda delle semplificazioni è la tela di Penelope del sistema fiscale: al varo periodico di qualche provvedimento di riduzione degli obblighi inutili ha sempre fatto da contraltare una costante tendenza normativa e interpretativa che quotidianamente ha introdotto adempimenti, comunicazioni, modelli, bollettini, procedure destinate inevitabilmente a complicare la vita degli operatori.

E non si può sostenere che le cose siano cambiate o stiano cambiando. Si prenda un esempio attuale, estremamente indicativo: la comunicazione dei beni delle società concessi ai soci. Per combattere il fenomeno delle intestazioni fittizie, alle Entrate servivano informazioni che si potevano ottenere con immediatezza semplicemente inserendo alcuni righi nel modello di dichiarazione dei redditi. Invece è stato previsto per legge un obbligo di comunicazione telematica, poi esteso retroattivamente di un anno anche se la legge non lo prevedeva, dopodiché sono usciti un provvedimento sul modello, almeno tre circolari esplicative e due provvedimenti di proroga. Attualmente la situazione paradossale è che entro il 2 aprile 2013 le società dovranno comunicare i beni utilizzati dai soci nel 2010, ma se non lo fanno non esiste di fatto una sanzione applicabile. Con il "rischio" che nel frattempo qualche provvedimento benevolo cancelli completamente l'obbligo.

Tutto ciò non ha il minimo senso; ben vengano le liste degli adempimenti e il relativo monitoraggio, ma il vero passo sostanziale nel processo di semplificazione è l'adozione di una regola di fondo: non si devono introdurre obblighi inutili, né si devono sprecare risorse preziose per sviluppare interpretazioni forzate e lontane dal diritto e dalla realtà.

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