Finalmente un po' di luce sul mercato dei derivati

Dalla Rassegna stampa

L'autorità americana di vigilanza sui mercati derivati (Cftc) ha fatto ieri un importante passo, forse quello decisivo, per mettere trasparenza e stabilità nel mercato degli swap, stimato in circa 648mila miliardi di dollari, che finora erano stati trattati solo su mercati Otc (over-the-counter) cioè non soggetti ad alcuna regolamentazione. Guarda caso, proprio uno dei mercati che è stato colpito dalla manipolazione del tasso Euribor, che la stessa Cftc, insieme alle consorelle britannica e canadese, ha messo a nudo in questi giorni e che, dopo Barclays, è destinata a coinvolgere il Gotha della finanza internazionale.

Va subito detto che il processo di costruzione della nuova regolamentazione è ancora da completare, ma – una volta tanto – la colpa non è dei tempi troppo lenti dei supervisori. La crisi ha fatto subito capire che i mercati che erano stati solo affidati all'autoregolamentazione degli operatori si erano sviluppati in modo non solo disordinato, ma anche essenzialmente opaco, nascondendo i rischi reali sia ai vigilanti, sia agli stessi operatori. Questo vale per il mercato dei titoli provenienti dalla securitisation dei mutui (passati nell'espace d'un matin dalla prestigiosa tripla A allo status di titoli tossici), ma soprattutto per il mercato degli swap che, come dimostra chiaramente uno studio congiunto Sec-Cftc dello scorso gennaio, è stato alla base del crollo di Lehman e Aig. Riportare ordine in una situazione così caotica e complessa è un'impresa tremenda. Il legislatore americano ha scelto una strada apparentemente tortuosa, ma che si sta rivelando efficace.

La legge di riforma del 2010 (che prende il nome dai parlamentari Frank e Dodd) è infatti un lungo elenco di indicazioni per le autorità di regolazione, più che un apparato normativo completo. Ad esempio, nel campo dei derivati ha chiesto alla Cftc di condurre una serie di studi preparatori (come quello citato in collaborazione con la Sec) per cominciare a diradare la nebbia conoscitiva che queste avevano tollerato. Non, si badi, per insipienza, ma perché erano stati respinti (con perdite) dalla lobby finanziaria ogni volta che in passato avevano provato a introdurre qualche regolamentazione al riguardo.
La riforma del mercato dei derivati ha quindi assunto la forma di una lunga corsa a tappe, condotta, va detto, con grande trasparenza. Quella di ieri era la 28esima riunione pubblica; nel frattempo è stata commentata, e messa a disposizione del mercato, la maggioranza degli studi e delle analisi (ben undici) indicate dalla legge. Nella corsa a tappe, forse quella di ieri era l'equivalente del tappone dolomitico: da oggi la strada dovrebbe essere in discesa, anche perché dopo lo scandalo Libor si presume che la capacità di pressione delle lobby sia finalmente indebolita. E comunque, come si fa a sostenere che un mercato di queste dimensioni risponde ad esigenze fondamentali di copertura dei rischi dell'economia mondiale, quando ha raggiunto una dimensione superiore a dieci volte il totale della produzione di beni e servizi del mondo intero? Ma con che faccia...

La decisione di ieri porterà immediatamente un grande contributo di trasparenza. Nel giro di un paio di mesi, ha detto il presidente della Cftc Gary Gensler, sapremo finalmente i dati che sono essenziali per il funzionamento dei mercati: volumi negoziati e prezzi relativi e questo consentirà di costruire indici per i Cds (credit default swap) che sono un altro segmento delicato del mercato dei derivati, fino ad oggi avvolto nell'oscurità. In prospettiva, tutte le negoziazioni faranno capo a controparti centrali, che contribuiranno a gestire meglio e in modo più trasparente il rischio di inadempienza di uno dei contraenti e dunque il rischio sistemico complessivo. Il tutto con un intervento di precisione chirurgica: la Cftc (in accordo con la Sec) esenta infatti la quasi totalità delle piccole banche dalla nuova regolamentazione e colpisce solo il vero cuore nevralgico di questo mercato, che è fatto dai grandi broker-dealer americani.

Tutto questo rappresenta per l'Europa una lezione di metodo e soprattutto un campanello d'allarme. Una lezione di metodo, perché nessuna autorità nazionale o europea ha agito con la stessa determinazione della Cftc per la semplice ma decisiva ragione che il legislatore europeo, a differenza di quello americano, non aveva dato un mandato così stringente e fissato compiti così precisi né ad autorità nazionali né a quelle europee pur recentemente costituite. Un campanello d'allarme, perché a questo punto il rischio che le attività che saranno regolamentate negli Stati Uniti si trasferiscano semplicemente su questa sponda dell'Atlantico è tutt'altro che remoto. Gli arbitraggi regolamentari sono stati una delle cause fondamentali degli eccessi che hanno portato alla crisi finanziaria. E da oggi ci sono 648mila miliardi di motivi, cioè di dollari, per farne uno ancora più grande. Per favore, pensateci in tempo.

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