Fecondazione assistita vietata a chi ha malattie genetiche

Dalla Rassegna stampa

No alla procreazione assistita per le coppie che vorrebbero utilizzare questa tecnica per evitare che il figlio nasca malato. Il divieto viene confermato dalle nuove linee guida della legge 40 del 2004, quella che regola, appunto, la fecondazione in vitro. Potranno invece continuare ad accedere alla tecnica artificiale coloro che hanno contratto malattie infettive (virus dell'Aids e dell'epatite C) che possono essere trasmesse al nascituro. Le varie sentenze dei tribunali che hanno ribaltato le indicazioni della legge non sono state tenute in considerazione nel riformulare le linee guida che aggiornano il testo già rivisto nel 2008.

Eugenia Roccella, sottosegretario alla Salute, ha inviato le linee guida al Consiglio superiore di sanità e nei prossimi giorni arriverà il parere degli esperti. Che, visto il cambio del governo, dovranno lavorare in tempi molto stretti. A seguire le 43 pagine dovranno ricevere il giudizio anche dell'Istituto superiore di sanità. Tra gli addetti ai lavori è già scoppiata la polemica. Etica, politica e scientifica. Sotto accusa la scelta di non valutare le sentenze che, negli ultimi anni, sono arrivate a stravolgere il cuore della legge che regola la fecondazione artificiale.

I giudici di Salerno, Bologna e Firenze, superando i limiti del testo, avevano, infatti, permesso ad alcune coppie portatrici di danni genetici (malattie come la talassemia e la fibrosi cistica) di sottoporsi alla diagnosi preimpianto per evitare la nascita di un figlio malato. Quattro volte in tutto la legge 40 è finita sui banchi della Corte costituzionale. Se si considerano anche i ricorsi per altre parti del testo come quelli per ottenere il congelamento degli embrioni, il limite di utilizzo degli stessi embrioni per ciclo di fecondazione e la diagnosi preimpianto, sono sedici le volte in cui i giudici hanno ordinato l'esecuzione delle tecniche di procreazione secondo i principi costituzionali e non secondo la legge 40.

È stato un “golpe”, un “colpo di mano” accusano le associazioni che si battono per la revisione delle norme.

“Nessun golpe”, ribatte Eugenia Roccella. E spiega che il governo è nel pieno delle sue funzioni e sottolinea che, tra le novità, c'è la cancellazione dei tre embrioni come limite massimo per ogni tentativo. Per gli embrioni abbandonati non è più previsto il trasferimento nella biobanca di Milano che costò 700 mila euro e che non è stata mai utilizzata. Per problemi legali e tecnici. Il trasferimento al centro milanese non può avvenire, è la spiegazione di Eugenia Roccella, “per la responsabilità giuridica sugli embrioni che resta in capo ai centri dove sono stati lasciati”. Filomena Gallo, avvocato che ha seguito i ricorsi di molte coppie e segretario dell'associazione Luca Coscioni parla di “azioni contro la Costituzione”. “E anche contro i poteri legittimi delle istituzioni – aggiunge l'avvocato Gallo - I passaggi delle nuove linee guida ledono gravemente e palesemente i diritti delle coppie, causando altresì un grosso spreco di denaro pubblico”. “Le linee guida, come si sa – spiega ancora il sottosegretario Roccella - possono fornire solo indicazioni per l'applicazione della legge. Non possono vietare né consentire più di quanto non sia già previsto dal testo”.

Severino Antinori, presidente della World Association of Reproductive Medice Warm: “Si tratta di una decisione oscurantista e fortemente discriminatoria nei confronti di pazienti affetti da patologie genetiche”.

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