«Emergenza carceri da affrontare senza escludere alcun rimedio»

Dalla Rassegna stampa

Per combattere il sovraffollamento nelle carceri, il primo presidente della Cassazione, Ernesto Lupo, ha rivolto un appello ai giudici: «Affinché facciano un uso sempre più prudente e misurato della custodia cautelare, mantenendo nell'eccezionalità questo strumento soprattutto se è praticabile la strada di pene alternative». Ecco, proprio commentando questa suggestione ascoltata al convegno dei radicali su giustizia e carcere, il capo dello Stato ha auspicato «uno scatto» della politica: «Non foss'altro - ha chiosato per istinto di sopravvivenza nazionale». Giorgio Napolitano - parlando a Palazzo Giustiniani proprio nei minuti in cui il governo metteva la fiducia sul «processo lungo» al Senato - ha accolto l'appello del presidente Lupo ma ha anche detto che le risposte devono partire dal Parlamento: però «sappiamo che la politica appare debole e irrimediabilmente divisa, incapace di produrre scelte coraggiose, coerenti condivise». E tutto questo succede anche per «l'emergenza assillante delle carceri» che, ha aggiunto Napolitano, «va affrontata esaminando ancora ogni possibilità di intervento non escludendo pregiudizialmente nessuna ipotesi che possa rendersi necessaria». L'amnistia non è mai stata citata da Napolitano ma in casa dei radicali, ospitati dal presidente del Senato Renato Schifani, tutti hanno pensato all'atto di clemenza che il Parlamento approva con i due terzi dei voti. E infatti Napolitano ha avuto parole lusinghiere «per la lunga teoria di battaglie dei radicali e di Marco Pannella per la tutela dei diritti costituzionali e il progresso civile». Pannella, che ha voluto questa iniziativa, ha apprezzato: «Occorre interrompere nel mondo e quindi anche in Italia questa violenza che è da Shoah. Vogliamo che questa peste dilaghi come negli anni 20 e 30? Io non credo». Per cui «servono riforme legislative strutturali che possono essere fatte con il traino obbligato per legge dell'amnistia e dell'indulto.

L'amnistia è un atto formale e controllato mentre, in realtà, c'è la prescrizione che dilaga. In 10 anni un milione e 700 mila prescritti».

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