Elevato deficit di cultura liberale

Dalla Rassegna stampa

Liberalizzazioni: è vera svolta? È questo l'interrogativo di fondo posto dal decimo Rapporto di Società Libera sul processo di liberalizzazione. Per sottolineare il ruolo, che in questi anni ha svolto Società Libera nel contribuire ad attivare un processo ormai in letargo, nel volume si confrontano le misure del Governo con le posizioni e le indicazioni espresse nei rapporti precedenti.

La speranza delle liberalizzazioni è il primo contributo proposto, da cui emerge che anche una sostanziale volontà di liberalizzare si scontrerebbe con due "fardelli", quello fiscale e quello procedurale. Sul primo è del tutto superfluo soffermarsi, essendo convinzione diffusa, e ormai condivisa, che esso sia tra i maggiori ostacoli allo stesso sviluppo economico. Sul fardello procedurale - numero, tempi e costi dei procedimenti richiesti dallo Stato nel ciclo di vita di un'impresa e, aggiungerei, di un cittadino - l'ampia documentazione e i raffronti internazionali malinconicamente segnalano, tra l'altro, che l'Italia per il grado di percezione della corruzione è al quart'ultimo posto tra i Paesi dell'Unione europea.

E qui è del tutto evidente la stretta correlazione tra la vischiosità procedurale e il livello di corruzione. Su questo terreno particolarmente convincente è il contributo di Ernesto Savona, che individua nella possibilità di combinare l'efficienza dei mercati con il contrasto alla criminalità organizzata attraverso un diverso impegno sulla prevenzione rispetto al tradizionale controllo penale. Siamo totalmente carenti sul versante del crime proofing della legislazione, cioè sull'attività diretta a identificare le opportunità criminali involontariamente prodotte dalla legislazione/regolazione.
Su questi temi e con questi presupposti, è opportuno richiamarlo, Società Libera - a Casal di Principe, territorio simbolo - ha in programma il prossimo 30 giugno un convegno/riflessione proprio sul rapporto tra Stato e criminalità. Il tema del territorio affrontato in relazione alla valorizzazione/dismissione di siti pubblici è, forse, il contributo che racchiude le valutazioni più benevoli e indulgenti verso l'azione di governo, individuando rilevanti elementi di novità. In particolare sulle disposizioni per lo sviluppo dell'imprenditoria agricola giovanile e sui Contratti di disponibilità mediante i quali sono affidate, a rischio e a spesa dell'affidatario, la costruzione di un'opera di proprietà privata destinata all'esercizio di un pubblico servizio.

Diverso il tenore, con valutazioni negative, del Rapporto riguardo alle privatizzazioni, su cui il Governo si è mostrato alquanto riservato. Partendo da Rai (a quando la privatizzazione di due reti?), Eni, Enel, Finmeccanica, Poste, Ferrovie e servizi pubblici locali, ci si attendeva un ambizioso programma di dismissioni. Per non parlare delle società controllate e partecipate dagli enti locali, vera grande anomalia del nostro panorama economico, fonte di inesauribili sprechi e malcostume politico.
Con buona dovizia di dati Giorgio Ragazzi analizza le controverse misure di incentivazione alle energie rinnovabili che, anche in mancanza di una coerente politica industriale, vanno determinando un impatto, tutt'altro che positivo, sia sul debito pubblico che sulla pressione fiscale delle famiglie. Lo stesso autore, poi, tratta dell'annosa questione delle concessioni autostradali e della regolazione delle tariffe, che continuano a essere un affare privato tra Anas e società concessionarie quanto mai lontano e distante da qualsivoglia percorso di liberalizzazione del settore.

A questo punto è evidente che la risposta al titolo del Rapporto è del tutto scontata: la realizzazione di concrete e sostanziali liberalizzazioni, al di là di continue e monotone invocazioni, purtroppo resta al palo. Siamo sì a una vera svolta, ma è quella della stagnazione, frutto dell'azione combinata di una crisi economico-finanziaria, tardivamente avvertita e mal gestita da governi e istituzioni europei, e della inadeguatezza della classe dirigente domestica che, nel suo complesso, continua a scontare un elevato deficit di cultura liberale.
Vogliamo augurarci che spassionati e non interessati allarmi, come quello espresso dal Rapporto, possano trovare ascolto e diritto di cittadinanza.
Direttore Società Libera

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