Donazioni, la crisi esige più trasparenza

Che la dimensione del dono potesse rimanere estranea alla crisi che ha colpito il Paese non era pensabile. Infatti, l'annuale ricerca condotta dalla società IPR Marketing per II Sole 24 Ore ha puntualmente registrato che, nel recente periodo natalizio, sono diminuiti sia la quota dei benefattori, scesa a un italiano su tre (erano due su tre solo un paio di anni fa), sia gli importi medi erogati. La vera novità, piuttosto, è che le difficoltà economiche hanno determinato anche un ripensamento delle scelte, delle modalità di erogazione, dei canali di informazione. La ricerca scientifica, storicamente intesta alla graduatoria delle preferenze, lascia il primato alle cause umanitarie e alle Onlus che offrono aiuto ai Paesi poveri, a riprova di un'inclinazione al cambiamento forse ancora sperimentale, ma ben percepibile. Allo stesso modo, spicca una voglia di trasparenza fin qui inedita, frutto di un atteggiamento più consapevole verso le elargizioni: ormai meno di un italiano su quattro ritiene pienamente adeguata la rendicontazione, mentre il 46% chiede di rafforzarla. È un'esigenza della quale la galassia dell'associazionismo farà bene a tenere conto, per non disperdere il patrimonio di fiducia che è il suo asset più prezioso.
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