La denuncia dei ciclisti: auto a settanta all'ora su via dei Fori Imperiali

Lungo i Fori Imperiali a 70 chilometri all'ora. Lo scarso rispetto del limite di velocità urbano per le vie della città è stato registrato con strumenti tecnici da un gruppo di attivisti, alla presenza di un gruppo di parlamentari, che ora presenteranno una serie di interrogazioni sia alla Camera sia al Senato per chiedere conto della mancata vigilanza dei limiti di velocità in una delle strade più fotografate del mondo. «E indegno - dice il senatore radicale Marco Perduca - che nella capitale d'Italia e a fianco del Palatino sia consentito ai mezzi privati di correre come se si fosse lungo una tangenziale». Le velocità medie rilevate alle 13,30 di ieri erano intorno ai 70 chilometri orari; «ma solo perché siamo alla fine del mese e si risparmia sulla benzina», ironizza uno dei partecipanti alla rilevazione.
L'iniziativa è stata promossa dagli attivisti romani della campagna «#salvaiciclisti, che in queste settimane spopola sui social network e ha trovato sponda in un nutrito drappello di senatori e deputati, oltre al consenso di migliaia di persone in tutta Italia.
La campagna, finora, ha prodotto due disegni di legge identici nei due rami del Parlamento in cui si accolgono una serie di interventi chiesti dai ciclisti (urbani) per migliorare la percorribilità in sicurezza. Poi su richiesta degli attivisti, i senatori e deputati sostenitori della campagna invieranno «una lettera al ministro delle Infrastrutture, Corrado Passera, per convincere il governo - dice Perduca - a iniziare un percorso esecutivo il prima possibile per rimettere l'Italia al passo dei paesi più moderni e già ciclabili, come Olanda e Danimarca».
Nella lettera al ministro Passera, che verrà firmata anche dai parlamentari Pd Pd Andrea Sarubbi e Leana Pignedoli, si legge che «è giunto il momento di riconoscere la ciclabilità non solo come parte integrante della moderna mobilità quotidiana ma come l'unica soluzione efficace e a impatto zero per gli spostamenti cittadini personali su mezzo privato». Da qui la richiesta al governo Monti di studiare una serie di misure da subito applicabili per ottenere in prima battuta «la limitazione e la moderazione del traffico veicolare a motore».
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