Il denaro non dorme mai

Gordon Gekko, il protagonista di Wall Street, leggendario film di Oliver Stone, diceva: «È tutta una questione di soldi, il resto è conversazione». E soprattutto che «il denaro non dorme mai». Berlusconi, uno che di soldi ne ha fatti tanti, quando ha deciso di candidarsi per la sesta volta a Palazzo Chigi, ha preferito ignorare la Borsa pensando solo alla sua vita. Risultato:l’Italia è di nuovo sotto speculazione. Una parte è giustificata dal rischio politico, aumentato con le dimissioni di Monti, un’altra è frutto dei raid di un esercito affamato che va a caccia di «scalpi», cioè di guadagni rapidi dove si presenta l’occasione buona. Al Cavaliere è stato appioppato uno «spread ad personam», frutto di una biografia alla nitroglicerina e di una linea politica sgangherata sul tema chiave della campagna elettorale: l’Europa e la stabilità. Che il Vecchio Continente abbia una politica economica suicida lo dicono fior di economisti. Paul Krugman sul New York Times non perde occasione per ricordarlo, ma c’è una bella differenza tra un premio Nobel che espone una visione alternativa per uscire dalla crisi e un politico che vuole guidare il Paese con il terzo debito pubblico del mondo senza curarsi della forma e della sostanza dei suoi messaggi. Bevuto lo spread, cosa resterà? Un quadro politico polverizzato. Berlusconi poteva scegliere di fare il «king maker», ma ha preferito provare ancora una volta a vestire i panni del «king» e basta. Sempre Re e mai uomo che fa i Re. Finirà per disfare se stesso e il suo partito. E non sarà un bene per il sistema politico. A questo punto, la novità è quella di Mario Monti. Che faccia una lista o meno, il Professore sarà in campo e la partita si riaprirà: Bersani avrà un orizzonte meno certo di vittoria, Berlusconi un temibile avversario in più e Grillo troppi nemici per affondarli tutti. Il vero campo da gioco sarà quello del centrodestra: se Monti ispira una lista, il duello sarà tra il Dinosauro e il Professore. Chi farà strike? Gran parte dell’elettorato sta alla finestra, Monti è un candidato forte, ma sottovalutare Berlusconi è un errore, perché il Cavaliere può soffiare sulla crisi. Non vincerà le elezioni, ma può impedire agli altri di governare. È sempre una questione di soldi.
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