Da Lussemburgo Bei segnali alle Pmi

Una torre d'avorio popolata di burocrati rinchiusi in palazzi di vetro. Tra scartoffie e documenti, non curanti della vita reale e delle difficoltà quotidiane. I luoghi comuni, si sa, sono duri a morire. Eppure per le piccole e medie imprese costrette a fare i conti ogni giorno con margini ridotti all'osso l'Unione europea non è poi così lontana dall'Italia. Basta guardare gli ultimi dati sui finanziamenti concessi dalla Bei attraverso le banche partner per rendersene conto: sono oltre 7mila le "piccole" che ne hanno beneficiato nel 2011, più di 50 mila dal 2006 a oggi. Un vero e proprio scudo per proteggere le Pmi dalle intemperie della crisi in un momento in cui accedere al credito sembrava una strada irta di ostacoli.
Ora, passata la tempesta, l'istituto del Lussemburgo punta a giocare un ruolo di primo piano per accompagnare i "piccoli" sulla strada della crescita e dell'innovazione. Con prodotti ritagliati su misura a seconda delle caratteristiche di ciascun Paese. Dalla nuova sede tutta vetri nel Granducato non sfuggono, per esempio, le novità italiane sulle reti di impresa. Lo strumento di aggregazione snella piace anche lì, tanto che sono allo studio linee di credito dedicate alla nuova formula. Così la torre di vetro si staglia a difesa dell'economia reale.
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