La crisi di governo affonda i mercati Lo spread schizza, male Piazza Affari Monti: “La mia scelta era inevitabile”

Dalla Rassegna stampa

Italia sotto il fuoco dei mercati. I timori di una reazione negativa per via dell’incertezza politica, si sono materializzati all’apertura delle contrattazioni con lo spread fra i Btp italiani e i Bund tedeschi che ha aperto subito a 340 punti contro i 323 di venerdì e si è allargato progressivamente per sfondare a metà giornata quota 360 punti. In seguito il differenziale è sceso a 350 punti, ma resta a livelli di guardia.

 

TREMA L’EUROPA

Il differenziale italiano si è trascinato dietro anche quello dei bonos spagnoli, schizzato oltre i 430 punti. Il ministro dell’economia di Madrid De Guindos ha spiegato come le incertezze a Roma «contagiano immediatamente» la Spagna. L’impennata dello spread si è portato dietro anche Piazza Affari oramai diventata «un derivato» del differenziale sia perché questo esprime, seppure in maniera imperfetta, la sfiducia verso l’Italia e la sua economia sia per ragioni tecniche.

 

BANCARI A PICCO

La forte presenza dei titoli bancari sul listino (in caduta libera con punte del 6% per Intesa Sanpaolo e Unicredit) ha un effetto depressivo immediato sugli indici. Le banche sono doppiamente colpite da un alto spread: per il deprezzamento dei titoli di stato posseduti in forti quantità nel portafoglio e per gli alti costi che devono affrontare per raccogliere denaro rispetto alle rivali europee comprimendo così ulteriormente i margini. Un quadro che si riflette in una sempre maggiore stretta al credito a imprese e famiglie. A ottobre, secondo quanto segnala Banca d’Italia, i prestiti sono scesi dell’1% con una punta del -2,9% per i finanziamenti alle famiglie e, se lo spread non dovesse tornare a calare, il passivo potrebbe allargarsi con effetti depressivi per l’economia reale e il Pil.

 

LE REAZIONI

L’Europa guarda con preoccupazione alle turbolenze italiane. E da più parti arrivano attestazioni di stima per l’operato di Monti. Angela Merkel «ha sempre lavorato bene» con il premier italiano «e ha un rapporto di stima» con lui, spiega il portavoce della cancelliera Georg Streiter rispondendo a una domanda sulle dimissioni del Professore. Ad una domanda su Silvio Berlusconi, Streiter ha precisato che il governo non commenta la politica interna degli altri Paesi. «In Europa abbiamo bisogno di un’Italia forte e stabile», spiega José Manuel Barroso. Ber il presidente della Commissione europea Monti ha dato «un contributo eccezionale al dialogo europeo». Per il ministro Giulio Terzi «Quale che sia l’esito dei risultati elettorali, qualsiasi governo italiano sarà un partner efficace e credibile» perché «negli ultimi mesi l’Italia ha rafforzato la sua credibilità finanziaria su tutti i mercati». Le dimissioni di Monti preoccupano anche Madrid. I dubbi sull’instabilità politica di paesi come l’Italia hanno «un contagio immediato» sulla Spagna, avverte il ministro dell’Economia Luis de Guindos alla Radio Rne. «Quando sorgono dubbi sulla stabilità di un paese vicino come l’Italia, a sua volta percepito come vulnerabile, ci contagiano subito».

 

LA SCELTA DI MONTI

«Sono convinto di aver fatto la cosa giusta e in ogni caso non potevo farne a meno, dopo quel che è successo. Ma sono preoccupato naturalmente non per me ma per quel che vedo». È la spiegazione delle ragioni delle sue dimissioni che il premier Mario Monti ha dato a chi lo ha chiamato per un saluto, come riferisce Repubblica in un resoconto firmato dal direttore, Ezio Mauro. L’annuncio di Monti nel giorno di festa è arrivato per dare «a mercati chiusi, ventiquattro, trentasei ore di tempo per riassorbire un `colpo´, nella speranza naturalmente che il colpo non ci sia». E determinante non è stato tanto il timore di un `Vietnam parlamentare´ dopo la dichiarazione di Alfano, («interpretata veramente come un attestato di sfiducia anche se non espressa in modo formale», non necessario perché «le cose sono chiare»). Il fatto «decisivo - spiega il premier - è un altro: io non sento più intorno a me una maggioranza che, sia pure con riserve e magari a malincuore, sia capace di sostenere con convinzione la linea politica e di programma su cui avevamo concordato». E «non potevo fare altrimenti. Non sarebbe stato giusto e nemmeno possibile».

 

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