Cremona: detenuto 66 muore suicida, aveva fatto esplodere la casa per protesta contro lo sfratto

Dalla Rassegna stampa

Accusato di "tentata strage", era detenuto da giugno 2012 in attesa del processo. Il suo avvocato aveva chiesto il ricovero in una struttura alternativa al carcere, inutilmente. In 13 mesi cambia tre carceri e viene sottoposto a perizia psichiatrica.
Mario Vignoli, 66 anni, meglio conosciuto come "Pietro l’eretico", quando l’ufficiale giudiziario si presenta sotto casa per sfrattarlo, apre la bombola del gas e accende un fiammifero. Nell’esplosione, avvenuta la mattina del 20 giugno 2012 al civico 97 di Strada Francesca Est, a Rivalta di Rodigo (Mn), lui si salva, perdendo soltanto i sensi. Un carabiniere all’esterno resta lievemente ferito.
Accusato di "tentata strage" finisce nel carcere di Mantova, poi in quello di San Vittore ed infine a Cremona, dove ieri si impicca nel bagno della cella. Gli agenti della Polizia Penitenziaria lo soccorrono prontamente, ma non si riprende e questa mattina muore in Ospedale.
Al momento dello scoppio a poca distanza dalla porta della casa dove Vignoli si è asserragliato dopo l’arrivo dell’ufficiale giudiziario con la notifica dello sfratto, c’è anche Claudio Maestrelli, un amico d’infanzia, accorso per provare a far ragionare Vignoli. "È disperato, ma non è un criminale. Aveva bisogno di aiuto, ma non l’ha trovato da nessuna parte".
Il Sindaco di Rodigo, Gianni Chizzoni, replica: "Mi dispiace tanto dal punto di vista umano, ma come Comune non potevamo davvero fare di più. È venuto a chiedere aiuto nei nostri uffici, ed era in contatto con i servizi sociali".
Di professione Mario Vignoli faceva il carrozziere, ma negli ultimi tempi il lavoro era sempre meno e di conseguenza i soldi per l’affitto scarseggiavano, così la casa dove aveva costruito il suo rifugio e messo i libri di storia che divorava tutti i giorni, era stata messa in vendita con lo sfratto esecutivo per lui.
Curioso personaggio, noto per il suo abbigliamento stravagante, imitazione dei paramenti sacri e per le sue incursioni con cartelli e striscioni in cui si scagliava contro la decadenza dei costumi, si era lanciato in una sfida a senso unico contro la Chiesa e il potere ecclesiastico.
Aveva fatto incursioni nelle chiese della zona durante la messa, era salito a Palazzo della Ragione in occasione del convegno su Leone IX per manifestare il suo dissenso, fino al 2 giugno, quando si era spinto fino in piazza Duomo a Milano durante la visita di Papa Ratzinger. Aveva cominciato a inveire contro i costumi della Chiesa, ma era stato fermato dagli agenti della Digos che scortavano il pontefice e poi denunciato.

Detenuto tenta il suicidio in carcere. Muore in ospedale (Comunicato Sappe)

Aveva tentato il suicidio nella sua cella del carcere di Cremona, dove era giudicabile per il reato di tentata strage, ma il tempestivo intervento dei poliziotti penitenziari aveva scongiurato l’insano gesto di un detenuto di Mantova, impedendogli di impiccarsi. Trasportato all’Ospedale, è morto oggi.
"Ieri il detenuto aveva tentato di porre fine alla propria vita cercando d’impiccarsi nel carcere di Cremona e solo grazie al tempestivo intervento del personale di Polizia Penitenziaria in servizio si è riusciti a salvargli la vita, trasportando urgentemente il detenuto presso la struttura ospedaliera più vicina. Purtroppo la vicenda ha portato ad aggiornare l’elenco delle persone morte per suicidio, seppur il decesso non è avvenuto all’interno del penitenziario. Il Personale di Polizia Penitenziaria è intervenuto nell’immediatezza e con la solita professionalità che lo distingue nonostante tutte le problematiche che affliggono il Corpo. Nella situazione in cui versa attualmente il pianeta carcere gli eventi critici potranno solo che aumentare in modo esponenziale e l’operato del personale di Polizia Penitenziaria risulterà vano se non si troverà una celere soluzione a tutte quelle criticità legate alla maggior parte degli istituti penitenziari italiani."
A dichiararlo è Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe (la prima e più rappresentativa della Categoria). Capece sottolinea che sabato scorso, sempre a Cremona, c’è stato un tentativo di evasione sventato in tempo dalla Polizia Penitenziaria e "punta il dito" contro le incapacità dell’Amministrazione Penitenziaria a fronteggiare l’emergenza carceri:
"Ogni giorno accade qualcosa di grave in uno degli oltre 200 penitenziari del Paese e il Dap non ci sembra in grado di fronteggiare l’emergenza. Non è certo con le fantasie di Tamburino e Pagano, Capo e vice Capo Dap, sulla vigilanza dinamica dei penitenziari pensate per alleggerire l’emergenza carceraria che si risolvono i problemi.
Questa soluzione, in realtà, è una resa dello Stato alla criminalità. Pensare a un regime penitenziario aperto; a sezioni detentive sostanzialmente autogestite da detenuti previa sottoscrizione di un patto di responsabilità favorendo un depotenziamento del ruolo di vigilanza della Polizia Penitenziaria, relegata ad un servizio di vigilanza dinamica che vuol dire porre in capo ad un solo poliziotto quello che oggi lo fanno quattro o più Agenti, a tutto discapito della sicurezza e mantenendo il reato penale della "colpa del custode"; ebbene, tutto questo è fumo negli occhi!"

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