La Consulta boccia la Fini-Giovanardi “E ora in 10mila usciranno dal carcere”

La Consulta risolve forse, a sorpresa, il problema delle carceri, e salva l’Italia dalle multe salate della Corte di Strasburgo per via del sovraffollamento. Diecimila detenuti sono tanti, rispetto ai 61mila attuali, e potrebbero uscire di cella grazie alla decisione della Corte costituzionale che cancella - dopo una breve discussione e con i 15 giudici praticamente unanimi-le norme più contestate della legge Fini-Giovanardi sulla droga del 2006. Quelle che, infilate in un decreto che legiferava sulle olimpiadi invernali, cancellò la distinzione tra droghe leggere e pesanti, uniformò le pene per le une e le altre, e le alzò da 6 a 20 anni. Quel decreto cancellava la vecchia legge, la Iervolino Vassalli del 1990, che distingueva tra i diversi tipi di droga, sia per la produzione che per il consumo e lo spaccio, e puniva quello più lieve, per hashish e marijuana, con una pena da 2 a 6 anni. Ora si volta pagina.
A deciderlo è la Corte che, su una questione di legittimità costituzionale sollevata dalla terza sezione penale della Cassazione, boccia la Fini-Giovanardi perché la legge del 2006 forzò il decreto originario con questioni del tutto disomogenee. Ai fondi per le olimpiadi invernali, fu agganciato in aula il treno della droga, in evidente contrasto con l’articolo 77 della Costituzione che impone decreti in casi «di straordinaria necessità e urgenza» e omogenei. Fino all’ultimo, anche il governo Letta, con l’Avvocatura dello Stato, ha difeso la legge, dicendo invece che nel decreto c’era materia per inserire pure le norme sulla droga. Adesso il problema è che succede a chi sta dentro per colpa della Fini-Giovanardi. Come dice Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano, arrestato per 21 grammi di hashish, picchiato dagli agenti e ucciso, «senza questa legge lui non sarebbe mai stato arrestato». Il punto è questo. Stefano Anastasia, l’ex presidente dell’associazione Antigone e oggi tra i promotori dell’ appello per far bocciare la legge, parla di «una sentenza eccezionale che farà storia» e ipotizza che potrebbero essere proprio 10mila i detenuti che potrebbero uscire dal carcere. Ovviamente bisogna distinguere tra soggetti in attesa di giudizio e definitivi. L’ex Guardasigilli ed ex presidente della Consulta Giovanni Maria Flick, che alla Corte ha rappresentato le tesi dell’incostituzionalità della Fini-Giovanardi, ritiene che la decisione della Corte non tocchi quelli definitivi. Ma un precedente della Consulta è decisivo. Quando fu cancellata la famosa aggravante di clandestinità, la Cassazione stabili che la porzione di pena inflitta dalla legge bocciata doveva essere di conseguenza cancellata. Quindi, per le sentenze definitive, il condannato potrà proporre un incidente di esecuzione per chiedere il ricalcolo della pena. Com’è ovvio, in una materia da sempre caldissima, la decisione della Corte ha scatenato una bagarre politica.
Tra chi, come tutto il Pd, la saluta come la benvenuta, a chi la contesta integralmente, come l’Ncd Giovanardi («frutto di una campagna orchestrata»), a chi la considera «un regalo agli spacciatori» (il leghista Molteni), a chi si mette contro la Consulta («non ci faremo fermare»), a chi come i Radicali chiede di liberalizzare del tutto le droghe leggere. Ma adesso, dopo anni di ritardo rispetto a una legge che riempiva inutilmente le carceri e produceva casi come quello di Cucchi, arriva il momento del "che fare". Restare con la Iervolino-Vassalli o andare avanti? Dice il presidente di Magistratura democratica Luigi Marini che «ancora una volta è toccato alla Consulta riportare un po’ di razionalità nella materia, ma toccherà ai giudici rimboccarsi le maniche per trattare con intelligenza processi e persone». Gli avvocati penalisti chiedono di sfruttare subito il decreto Cancellieri sulle carceri (da convertire entro i126 febbraio) che già contiene la minor pena per il piccolo spaccio. Donatella Ferranti, presidente Pd della commissione Giustizia della Camera, parla di «sentenza prevedibile e ampiamente giustificata», conferma che già dal 16 luglio a Montecitorio si lavora sulle proposte Farina (Set), Gozi ed Ermini (Pd) per una nuova legge sulle droghe. Per Ferranti ora «è necessario rivedere la "datata" Jervolino». Un intervento che dovrebbe riguardare le tabelle, le norme sulla modica quantità, la coltivazione se ad uso personale. Materia caldissima, su cui l’Ncd Sacconi già dice che bisogna «mantenere il disvalore delle droghe leggere». Scontro assicurato. Basta leggere quanto dice Alessia Morani, la renziana responsabile Giustizia del Pd: «Equiparare droghe leggere e pesanti è stato un grandissimo errore che ha rovinato la vita di migliaia di giovani».
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