Cie, Alfano studia il taglio dei tempi di permanenza

Dalla Rassegna stampa

Ridurre i tempi di permanenza nei Cie da 18 mesi ad un massimo di 4-6 mesi. È una bozza di disegno di legge che l’ufficio legale del ministero dell’Interno ha già scritto. Per pietà. Per giustizia. Ma anche, forse soprattutto, per questione di soldi. I Cie (Centri identificazione ed espulsione) dove gli stranieri clandestini stazionano oggi fino a 18 mesi in condizioni spesso disumane e simili a un lager, costano allo Stato ogni anno la bellezza di 55 milioni. Tra il 2005 e il 2012 la spesa complessiva è stata di circa un miliardo e 600 milioni. Ma i Cie sono la cronaca di un fallimento oltre che di uno spreco: su 169.126 persone transitate nei centri tra il 1998 e il 2012, sono state soltanto 78.081 (ovvero il 46,2% del totale) quelle effettivamente rimpatriate.

Tagli e spending review hanno già portato la spesa procapite per i trattenuti a soli 30 euro al giorno più Iva, motivo per cui le condizioni dei Cie sono sempre più disumane. E poiché non è più possibile tagliare sulle persone, adesso diventa primario tagliare i tempi di permanenza nei Cie. Del disegno di legge si è parlato ieri pomeriggio nell’incontro tra il ministro dell’Interno Angelino Alfano e i sindacati di polizia su come e dove andare a prendere i 2 miliardi e 700 milioni che la revisione di spesa di Carlo Cottarelli pretende entro il 2016. Anche la missione del Guardasigilli Andrea Orlando a Strasburgo va letta in chiave di rispetto della dignità della persone e tutela della spesa pubblica. Oltre ai Cie, anche le nostre carceri sono luoghi più di tortura che di rieducazione. L’Europa ci ha già condannato a 100 mila euro. Il rischio adesso è di pagare cento milioni se le migliaia di detenuti reclusi in questi anni in condizioni giudicate «lesive della dignità umana» a causa del sovraffollamento, faranno ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu).

Il ministro Orlando ha fatto il punto ieri con il segretario generale Thorbjorn Jagland e poi con il presidente della Corte europea dei diritti umani, Dean Spielmann. E ha definito «infondate» le notizie circolate in questi giorni per cui via Arenula avrebbe allo studio l’ipotesi di risarcire (con 10/20 euro al giorno) o di dare sconti di pena (il 20 per cento della pena residua) ai detenuti che hanno fatto ricorso alla Cedu. «Il nostro obiettivo - ha detto Orlando - è risolvere in maniera strutturale il problema. Non certo fare «baratti» con ipotesi astruse di sconti e mance. Orlando, tra l’altro, è arrivato a Strasburgo con una buona fotografia del pianeta carcere. Tra nuove leggi, un diverso uso della custodia cautelare e un maggior ricorso agli arresti domiciliari e alle misure alternative, «la forbice tra posti letti e detenuti è dimezzata». Sono stati anche più di settantamila i detenuti nelle nostre carceri. Oggi sono poco più di sessantamila a fronte di 48 mila posti letto che entro maggio quando scadrà inesorabilmente il tempo che l’Europa ci ha concesso prima di farci pagare altre multe - diventeranno 53 mila. Se questa situazione risulterà stabilizzata, l’Italia sarà tornata nella norma grazie a riforme strutturali. E non certo per volatili e poco serie mance e sconti.

 

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