La Chiesa pragmatica: "Molto dipende da quello che farà"

«Marino è contro la vita e la famiglia» era scritto sui manifesti di Gianni Alemanno. «Roma è vita» era scritto su quelli di Ignazio Marino. Al di là dei duelli verbali, che non hanno appassionato più di tanto gli elettori, resta un dato: nella capitale si apre una stagione di coesistenza forzata tra il Vaticano, la Chiesa italiana, il mondo cattolico da una parte, e dall’altra l’uomo che rappresenta l’avanguardia del Pd sui temi dei diritti civili, delle unioni gay, del fine vita. La Chiesa non è stata presa di sorpresa. E l’atteggiamento è di attesa. Non rilasciano dichiarazioni ufficiali né il vicario di Roma Vallivi, né il presidente della Conferenza episcopale Bagnasco, né monsignor Fisichella, punto di riferimento culturale dei rigoristi («sono a New York...»).
Nei colloqui privati, tuttavia, si deduce che la Chiesa avrà un comportamento pragmatico. Rispettoso della scelta dei cittadini romani e della responsabilità di Marino, fino a quando questa non confliggerà con i «valori non negoziabili». «La mia previsione è che saremo pragmatici noi e sarà pragmatico lui» sorride un alto prelato. «Dipende da come si comporterà il sindaco» sintetizza nelle conversazioni private Marco Tarquinio, il direttore di Avvenire. Il quotidiano dei vescovi italiani ha pubblicato un intervento delle associazioni cattoliche, che rivolgevano a Marino tre domande - su famiglia, diritto alla vita, libertà educativa - alle quali lui non ha risposto direttamente. Lo ha fatto in qualche modo, però, nel confronto tv con Alemanno, quando ha precisato che «il sindaco non fa le leggi nazionali», e quindi non intende aprire il fronte del matrimonio omosessuale e dell’eutanasia, con iniziative che certo gli darebbero grande visibilità sui media ma dalle gerarchie sarebbero considerate «propagandistiche». «Anche il discorso della vittoria è stato molto misurato, con le parole pesate una a una» osserva Tarquinio; in particolare Marino si è detto consapevole di essere stato votato da una minoranza, il che ovviamente non scalfisce i suoi poteri, ma a maggior ragione lo impegna a essere il sindaco di tutti i romani, a dialogare con le varie sensibilità e le varie culture della città, a cominciare da quella cattolica. Finito il discorso, Marino come prima cosa si è avvicinato alla sedia a rotelle di suor Maria Berlina, popolare personaggio romano (e romanista), con cui ha conversato a lungo. E alla festa per lui in piazza di Pietra c’era Gianluca Scarnicci, già uomo di collegamento tra l’amministrazione Alemanno e la Santa Sede. La Chiesa non si è certo mobilitata per il sindaco uscente, e neppure le associazioni, tranne quelle più tradizionaliste. Dopo l’apertura di credito iniziale, su temi come il «quoziente Roma» che puntava ad allentare la pressione fiscale sulle famiglie numerose, la questione morale emersa nell’ultima parte del suo mandato non è passata inosservata né Oltretevere né in Laterano.
Dove però non è stata certo vista con favore la candidatura Marino, considerata quasi una seconda provocazione dopo quella di Emma Bonino alla Regione (forse ancora più temuta, perché avrebbe coinvolto anche la gestione della sanità, che nella capitale tra il Gemelli - università cattolica - e il Bambino Gesù - Vaticano è di fatto in mano alle istituzioni ecclesiastiche). Né ha giovato alla causa del nuovo sindaco il suo riferimento al cardinal Martini, che qualcuno ha apprezzato ma che all’interno della Cei è parso strumentale: una forzatura. Sarebbe sbagliato pensare che la nuova stagione inaugurata da Papa Francesco porti un diverso atteggiamento dottrinario. Ma non c’è dubbio che Oltretevere si respiri un’aria diversa: pochi mesi fa l’elezione di Marino avrebbe provocato una reazione differente. Lo stesso discorso riguarda la Conferenza episcopale: non perché ci sia una frattura tra la gestione di Ruini e quella di Bagnasco (che hanno anzi un buon rapporto personale), ma perché la scelta di campo della Cei in favore del centrodestra è oggi alle spalle, più per l’inconcludenza dei governi e delle amministrazioni espresse da quello schieramento politico che per l’evoluzione del centrosinistra.
Le posizioni di Alemanno incrociavano quelle del mondo cattolico sulla sussidiarietà, quelle di Marino hanno trovato sostegno negli ambienti direttamente interessati alla solidarietà. I prossimi saranno i giorni delle congratulazioni, che arriveranno da tutti, a cominciare dal vicario del Papa, il cardinale Agostino Vallini. Poi cominceranno i giorni della vigilanza, più o meno guardinga a seconda dell’atteggiamento del nuovo sindaco. E probabile che la curia romana non si discosterà dalla linea che si è dato con Pisapia l’arcivescovo di Milano Angelo Scola, fedele all’«insegnamento di san Paolo: l’autorità legittimamente eletta dal popolo viene ultimamente da Dio. Finché non ci sono atti o leggi contrari alla legge di Dio, massimo rispetto, massima apertura. La Chiesa cerca rispetto per la verità».
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