La Chiesa paghi, ma anche no

Dalla Rassegna stampa

ROMA

Non è tra gli emendamenti che il Pd  sta scrivendo contro la manovra  bis.. Non è neanche all`ordine del

giorno in nessuna discussione del partito,  dalle Alpi a Mazzara del Vallo, né alla sede  nazionale del Nazareno, dal terzo piano  agli scantinati. Non è in cima ai pensieri democratici.  Ma a dire la verità anche Sel e  Idv si tengono prudentemente alla larga  dall`argomento degli sgravi fiscali a OltreTevere.  E però richiesto, Pier Luigi Bersani  non si sottrae alla domanda: volete, se non  addirittura firmare gli emendamenti di  quei mangiapreti dei radicali, almeno proporre  un ritocchino ai privilegi fiscali riservati  dallo Stato Italiano agli enti ecclesiastici?

«In tempi come questi», attacca, «prima  di discutere bisognerebbe anche fare un giro  nelle Caritas diocesane. La condizione  sociale di questo paese è quella che è. È  istruttivo, si capisce com`è messo questo  paese e anche cosa sta facendo la Chiesa».  Detto questo «il principio è chiaro e semplice  e noi vogliamo tenerlo fermo: quello dell`esenzione  per tutte le risorse collegate alla  missione e~ alle finalità della Chiesa. E  che siano invece sottoponibile a tassazione  tutte le attività propriamente commerciali».  Dopodiché «lei può dirmi», si autoreplica  Bersani, «che la singola casistica va verificata,  che ci saranno elementi di confine,  singole cose che vanno registrate. Credo  che la Chiesa non sia indisponibile a registrare  questioni di confine sui singoli casi.  Ma alla luce di questo principio, giusto, sul  quali possiamo tutti convenire».

Ogni giorno ha la sua croce, dice il Vangelo  secondo Luca. Per Bersani non vale, ogni giorno di croci lui ne ha tre o quattro.  Ma qualcuna è autoinflitta. Perché il principio  da «tenere fermo» è proprio quello che,  con decreto a firma Visco-Bersani, nel  2006 fu approvato dal governo Prodi. Restringendo  la legge del governo Berlusconi  che, un anno prima, aveva esentato dall`Ici  tutte le attività legate a luoghi e fini di culto.  L`attuale segretario Pd, all`epoca ministro  dello Sviluppo economico, introdusse  un correttivo, un «Chiarimento»: le attività  esentabili sono quelle che «non abbiano  natura esclusivamente commerciale». Basta  una messa, una preghierina, e un cospicuo  risparmio val bene una messa, verrebbe  da dire. Ma a pensar male si fa peccato.  Intanto dall`introduzione della legge del  2005, quella di Berlusconi, il comune di Roma  dichiarò di aver perso netti 25 milioni  di Ici. L`associazione dei comuni fece una  stima di una perdita generale di 400 milioni  di euro.

Scoppiata in questo finale di stagione  con manovra ammazzapopolo, la polemica  per iniziativa radicale, dal Pd sono sono  uscite poche voci. I cattolici Enrico Gasbarra  e Livia Turco hanno pacatamente ammesso  che al netto delle posizioni «anticlericali»  dei radicali, il tema «è ragionevole e  non vi sono zone franche» (Turco). Tanto  più che «i sacrifici sono richiesti a tutti, e sarebbe  apprezzabile che la Chiesa si impegnasse  in questo rinnovamento» (Gasbarra).  E la cattolicissima ma «laica» Rosy Binda  ieri ha puntualizzato: «L`esenzione è legata  alle attività di volontariato e assistenza.  È un principio che viene applicato a tutte  le confessioni religiose e non solo alla  Chiesa cattolica: ciò che conta è la destinazione  dell`immobile, ed è su questa che  scatta o meno l`esenzione». Ma se la destinazione  «è a fini commerciali è scontato  che si debba pagare l`Ici, come è già previsto dalla legge vigente, ed io sono certa che  se questo principio non fosse correttamente  applicato la Chiesa sarà pronta a collaborare  nell`interesse del paese, in un momento  tanto difficile per l`Italia». Una sicurezza?  Un auspicio. Quanto ai radicali, «si ostinano  a minimizzare l`enorme lavoro di  supplenza svolto dalle associazioni e dalle  realtà ecclesiali di questo paese». Fatto sta  che non solo radicali. Ieri la polemica è  scoppiata anche a Bologna, dove il segretario  Pd Raffaele Donini alla Festa dell`Unità  ha solennemente dichiarato che va bene la  legge vigente «gli immobili commerciali pagano  già l`Ici ed è giusto che rimangano defiscalizzate  le attività che offrono un forte  valore sociale». La Sel bolognese, preoccupata  dai tagli agli enti locali, gli ha replicato  che se sacrifici ci sono, tutti debbono tirare  la cinghia, «e rimettere ogni privilegio significa  dare l`esempio».

Anche perché non è tutta assistenza, a  sua volta puntualizza Mario Staderini, segretario  radicale e pasdaràn della battaglia.  Per lui è stata proprio la postilla bersaniana  a permettere qualche esenzione di troppo  (ma prima esentati erano tutti, enti ecclesiali  e parrocchie, a prescindere). «Riconosco  a Bersani di aver ammesso che sull`esenzione  Ici degli enti ecclesiastici c`è  `una casistica di confine`. È un modo soft  per dire che esiste un`ampia area di elusione,  più o meno legale, da parte di attività  commerciali gestite da ecclesiastici che secondo  Bersani dovrebbero pagare», dice  Staderini. «Mi chiedo però perché il Pd abbia  deciso di lasciare la legge immutata, rifiutando  di eliminare proprio la parte della  norma che apre spazio all`elusione e alle  furberie». Insomma, per bocca del segretario  e al di là dei singoli dirigenti, «il Pd si riconosce  nella legge vigente: che favorisce  alcune attività commerciali e crea, per dirla  alla Bersani, una casistica di confine».

 

 

 

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