Carceri, ora le "sale di custodia"?

Dalla Rassegna stampa

Dopo il braccialetto elettronico, rapidamente scartato come questa rubrica vi aveva anticipato, ora il sovraffollamento nelle carceri verrà combattuto con l'utilizzo delle camere di sicurezza, ribattezzate più asetticamente "sale di custodia". Il ministro Severino mostra di voler affrontare la questione carceraria piuttosto che schivarla e questo è sicuramente un buon segno. Va in questo senso l'utilizzo del decreto per la cosiddetta norma "svuota carceri" che un suo predecessore aveva affidato a un più lento disegno di legge. La faccenda delle camere di sicurezza però rischia di fare la fine dei braccialetti elettronici. È giusto considerare che la popolazione carceraria è gonfiata da chi, fermato dalle forze di polizia, viene associato al carcere sulla base di un provvedimento che si chiama pre-cautelare firmato da un pm, in attesa del giudizio direttissimo o della convalida del gip.

Molti di questi fermati restano in carcere dai due ai tre giorni, poi o il giudizio li manda liberi o il gip non convalida l'arresto. Giusto evitargli il trauma del carcere, ma ci sono camere di sicurezza a sufficienza e adeguatamente attrezzate? Nessuno sa dirlo con certezza e molti propendono per il no. E comunque non si può trascurare del tutto l'obiezione avanzata su Repubblica da Gaetano Pecorella che definisce la norma un «passo indietro di quindici anni» ricordando come le questure non garantiscano il rispetto dei diritti. Qualche esempio peraltro è tragicamente recente.

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