Carceri, mediazioni in senato. Oggi il voto

Dalla Rassegna stampa

La tentazione di aggregarsi al chiassoso ostruzionismo leghista contro un provvedimento così impopolare come il cosiddetto decreto «svuotacarceri» è forte, nel Pdl. Lo si è visto ieri nell'aula di Palazzo Madama dove, alla ripresa della disamina del decreto legge Severino, l'area del "disagio" azzurro è apparsa aumentata rispetto alla scorsa settimana, quando 27 «franchi tiratori» avevano costretto la Guardasigilli a "suggerire" una pausa di riflessione. E invece ieri, a supportare gli emendamenti della Lega (comunque bocciati) in una serie di votazioni a scrutinio segreto, c'erano fino a 33 «falchi» nostalgici della vecchia coalizione di governo.

Aria gelida, dunque, per l'esecutivo Monti. Malgrado i due relatori del provvedimento (l'azzurro Berselli e il democratico Maritati) abbiano trovato in un emendarnento all'articolo 1 la quadra per risanare la "rivolta" interna al Pdl capitanata dall'ex ministro di Giustizia Francesco Nitto Palma. Una seduta, quella di ieri, che comunque si è conclusa con l'accantonamento del cuore del decreto: i primi due articoli, quelli che normano il ricorso alla detenzione domiciliare e alle camere di sicurezza per gli arrestati in flagranza di reato, e l'emendamento all'articolo 3 sulla chiusura degli Opg. Per quei testi, rimaneggiati più e più volte, manca il parere del Tesoro e della commissione Bilancio rispetto alla copertura finanziaria, attesi per questa mattina. Via libera, invece, per tutto il resto: l'allargamento da 12 a 18 mesi di pena residua per l'accesso ai domiciliari, e i 57 milioni per la costruzione di nuove infrastrutture penitenziarie. «Bisogna fare presto», ha sollecitato ieri il presidente del Senato Renato Schifani che, a costo di seduta notturna, vorrebbe licenziare il provvedimento entro questa sera per poi passarlo all'esame della Camera.

Ma l'occasione è troppo ghiotta per il Carroccio che, rafforzato dai «franchi tiratori» del Pdl, si è esercitato anche contro l'emendamento che norma il «superamento definitivo degli Ospedali psichiatrici giudiziari» voluto da Ignazio Marino, presidente della Commissione d'inchiesta sul Ssn, e approvato all'unanimità in commissione Giustizia, quindi anche con gli stessi voti della Lega. Accantonato perché 7 dei 275 milioni necessari allo smantellamento dei manicomi criminali sembrerebbero privi di copertura finanziaria. Stessa sorte è toccata anche per i primi due articoli della legge, emendati però in modo da soddisfare quanti, nel centrodestra, vogliono impedire al pubblico ministero di disporre eventualmente i domiciliari per chi, in attesa del' processo per direttissima entro 48 ore dall'arresto, è accusato di furto in appartamento, scippi, rapine ed estorsioni non aggravate. Il testo dell'emendamento, che viene incontro alle posizioni di Nitto Palma, modifica anche (inutilmente) la definizione delle camere di sicurezza nelle quali potrebbero essere custodite (ma solo se nulla osta, secondo il testo Severino) le persone arrestate in flagranza di reato: si esplicita che si tratta di «idonee strutture nella disponibilità degli ufficiali o degli agenti di polizia giudiziaria che hanno eseguito l'arresto o hanno avuto in consegna l'arrestato».

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