Carceri, l'emergenza infinita

Dalla Rassegna stampa

Con un sistema carcerario come quello italiano, la condanna della corte europea dei diritti dell'uomo era inevitabile. Angelo Sinesio, prefetto e commissario delegato per il «superamento della situazione di sovrappopolamento degli istituti penitenziari presenti sul territorio nazionale», aveva chiarito già il 18 aprile dell'anno scorso alla camera, commissione giustizia, che, malgrado tutti gli sforzi per costruire a tempi di record nuove carceri e ristrutturare buona parte di quelle esistenti, la frantumazione delle competenze, sempiterno problema italico, ha finora impedito e impedirà ancora una seria pianificazione degli interventi.
Come aveva spiegato appunto Sinesio in risposta alle domande dei parlamentari: «Per quanto riguarda tutte le domande che riguardano l'utilizzo di ulteriore personale, l'utilizzo e la distribuzione delle carceri sul territorio, purtroppo io sono commissario delegato per realizzare qualcosa, e non ho la funzione di pianificare gli interventi. Lavorando su queste cose mi sono reso conto che abbiamo una criticità enorme sul discorso delle carceri perché abbiamo quattro competenze diverse: il ministero delle infrastrutture che costruisce, quello della giustizia che gestisce e pianifica, il Demanio che ne detiene la proprietà e il ministero della giustizia che di nuovo deve fare la manutenzione».

Il solito ginepraio, che aveva indotto il commissario a descrivere una situazione insostenibile in assenza di scelte politiche e legislative, perché «avremo sempre criticità, non avremo pianificazione e programmazione, non potremo realizzare carceri europee, ecosostenibili e strutturate logisticamente sul territorio. Questo è il motivo dell'emergenza, che nasce da questo frazionamento di competenze». Certo è che dalla data del suo insediamento, avvenuto il 31 dicembre del 2011, di emergenze Sinesio ne ha dovute affrontare più di una. Il Cipe, tanto per festeggiare l'avvento del commissario, lo stesso giorno aveva deciso di tagliare le risorse disponibili da 675 a 447 milioni di euro, con una sforbiciata di 228 milioni, il 33,8% in meno. Una mazzata che ha convinto e costretto il commissario delegato ad aguzzare l'ingegno, per non perdere nessuno dei 9.150 nuovi posti per i detenuti e al contrario per aggiungerne altri 2273 fino ad arrivare al totale di 11.573. Non è un caso che i tecnici abbiano lavorato per ridisegnare il piano carceri con l'obiettivo di risparmiare molti soldi da destinare, però, alla realizzazione delle opere.

Insomma, una sorta di spending review ante-litteram, perché quella del premier Mario Monti non era ancora entrata nel vivo. È nata così, per esempio, l'idea di arredare le nuove celle e anche gli uffici dei penitenziari con i mobili costruiti dai detenuti nei laboratori di falegnameria interni. «L'ufficio del commissario sta predisponendo, conformemente a quanto fatto dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, anche una convenzione per fare realizzare ai detenuti tutti i mobili delle strutture carcerarie», aveva spiegato ai parlamentari. Di più, in risposta alla parlamentare radicale Rita Bernardini, che aveva ventilato la possibilità di fare partecipare i detenuti direttamente alla costruzione delle opere, Sinesio non aveva potuto promettere. «È sicuramente accoglibile l'istanza dell'onorevole Bernardini in ordine alla possibilità di utilizzare i detenuti anche per altri lavori. Tanga però conto che queste sono opere segretate e che per legge il pregiudicato non dovrebbe lavorare all'ijnterno della struttura da realizzare.Detto ciò, ci metteremo al lavoro per valutare come utilizzare queste risorse umane», aveva promesso. C'è da dire che la struttura del commissario si era anche messa al lavoro insieme con la Corte dei conti per tenere sotto stretto controllo la spesa destinata al proprio funzionamento e ne era nato «a costo zero per l'amministrazione, un programma di di supporto informatico per la tenuta della contabilità speciale, perché si interfacci telematicamente con la sezione di controllo della Corte dei conti in ordine al controllo preventivo cui siamo sottoposti», aveva specificato Sinesio. Che aveva lanciato l'idea di estendere alle altre strutture commissariali «un software che non costa nulla ed è in linea con la Corte dei conti, che nel momento in cui spendiamo verifica immediatamente la spesa effettuata a valere sulla cassa del commissario. Hanno quindi la possibilità di fare la verifica on line e quindi di autorizzare o fare il rilievo». Fantascienza, nell'Italia delle spese in deroga dei vari commissari straordinari.

 

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