Carceri, indulto mascherato la maggioranza c'è

Martedì alla Camera, ieri al Senato. In Parlamento, la nuova maggioranza tripartisan, o Grande Coalizione, che sostiene il governo si materializza non sull'economia ma sulla giustizia. Fino a due mesi fa sarebbe stato impensabile vedere Donatella Ferranti, capogruppo Pd in commissione Giustizia, sottoscrivere un documento unitario insieme con il suo omologo del Pdl: l'avvocato Enrico Costa, autore o relatore di varie leggi ad personam del berlusconismo. Invece è accaduto. Sostiene Federico Palomba dell'Italia dei Valori: "La giustizia era fuori dall'accordo sul risanamento economico. Adesso non più e il Pdl ha messo un'ipoteca forte su questo tema e Terzo Polo e Pd si sono accodati. Perché? È davvero inquietante pensare a un patto tra Pd e il partito delle leggi ad personam. Cosa nasconde?".
Già cosa nasconde? Anche perché, l'altro giorno, la relazione del guardasigilli Paola Severino (vicinissima al suocero costruttore-editore di Casini, Caltagirone) era solo un'enunciazione di principi sullo stato della giustizia in Italia. Una relazione molto "democristiana per avere la botte piena e la moglie ubriaca". come dice Antonio Di Pietro, che ieri ha scritto una lettera alla Severino. Motivo: l'apprezzamento dello stesso guardasigilli per la risoluzione dell'Idv, che in dieci pagine propone, per esempio, la reintroduzione del reato di falso in bilancio per combattere la corruzione. A quel punto, però, è scattato il veto del Pdl del Cavaliere: no categorico al documento dell'opposizione dipietrista. Così la Severino ha contattato gli esponenti dell'Idv per comunicare il parere negativo del governo alla risoluzione: "Mi dispiace, sono d'accordo con voi ma se dico sì si rompe la maggioranza".
Insomma, la maggioranza è sempre più politica e si comincia con la giustizia, il nodo cruciale del ventennio breve di Silvio Berlusconi. Per arrivare fino a dove? Nota ancora Palomba: "Io e Di Pietro riproporremo il falso in bilancio. Il Pd continuerà ad accodarsi al Pdl?". Non solo. Le larghe intese che Pier Ferdinando Casini chiama ironicamente "Andrea" quando i suoi colleghi di maggioranza si imbarazzano per la definizione di "maggioranza politica" avranno a breve un primo e impegnativo banco di prova da superare insieme, nel bene e nel male: il decreto della Severino (adesso al Senato) contro il sovraffollamento delle carceri e che di fatto condona gli ultimi diciotto mesi di vena. Un indulto mascherato, come lo chiamano molti, anche se il ministro smentisce categoricamente. Negli ambienti della maggioranza non più tecnica, l'approvazione delle mozioni di martedì e ieri in Parlamento sono la prova generale per il condono mascherato.
Il timore che serpeggia, quindi, è l'apertura di una via, o autostrada, indulgenziale ad altri provvedimenti. Soprattutto per la casta inquisita che vanta numerosi esponenti tripartisan. Basta sentire le parole di Di Pietro contro la "doppia faccia" della Severino: "Constato con estrema amarezza la doppia faccia del ministro della Giustizia, che da un lato fa un discorso condivisibile sul sistema, ma poi dimostra che quei provvedimenti necessari per cambiare le cose non vuole farli. Metà del Parlamento vuole che le leggi sulla giustizia non si facciano altrimenti finirebbe a San Vittore. Ma il ministro Severino, con il suo atteggiamento, finisce per esserne complice". Oppure registrare l'esultanza di Stefania Craxi, uscita dal Pdl e oggi vicina al Terzo Polo su posizioni " riformiste" : "Finalmente la giustizia italiana imbocca la strada giusta". La Craxi torna alla carica pure per chiedere la separazione delle carriere dei magistrati, altro pallino del berlusconismo sempre condiviso dai dalemiani del Pd. Il paradosso è che il partito di Bersani si difende dall'accusa di inciucio ribaltando i sospetti. Nel senso che l'approvazione unitaria delle mozioni viene interpretata come la fine della stagione delle leggi ad personam: processo breve e lungo, intercettazioni, per non dimenticare la riforma "epocale" di Alfano. Ammette un centrista a taccuino chiuso: "Diciamo la verità, è iniziata una stagione di normalizzazione. Era ora". Scrive sul blog Massimo Donadi, capogruppo dell'Idv alla Camera: "Abbiamo chiesto al governo di schierarsi con decisione e avviare una lotta senza quartiere contro la corruzione e l'evasione. Abbiamo chiesto l'immediato ripristino del delitto di falso in bilancio. A pensar male si fa peccato ma molto spesso si indovina. Forse può essere quest'ultima una delle principali ragioni del veto Pdl, ma se così fosse, dalla votazione di martedì, si potrebbero trarre solo funesti presagi".
Previsione finale: se la legislatura finirà nel 2013, il patto tripartisan sulla giustizia non conterrà nulla che dispiaccia a Berlusconi, che è ancora il vero padrone del Pdl. Conclude Palomba: "Lunedì Alfano, Bersani e Casini sono stati a pranzo con Monti. Martedì hanno votato insieme sulla giustizia. Vorrà dire qualcosa, o no?".
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