Carceri: Cancellieri: un atto di clemenza sarebbe l’unica soluzione, ma sia il Parlamento a decidere

Dalla Rassegna stampa

“È giusto che sia il Parlamento a decidere qualsiasi provvedimento di clemenza, ma io credo che sarebbe l’unica soluzione, la strada maestra, per respirare un attimo e poter ripartire bene”. Così il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri ha detto ieri a Radio Radicale, e le sue parole suonano come un riconoscimento implicito - considerati anche i tempi stretti per ottemperare alla sentenza della Corte di Strasburgo - dell’insufficienza delle pur numerose misure in cantiere per uscire dall’emergenza carceri. Inoltre, pronunciate da chi ha il polso della situazione, per di più alla vigilia dell’approvazione del pacchetto - carceri, al Consiglio dei ministri di domani, quelle parole rilanciano il tema dell’amnistia e l’indulto rendendolo più attuale di quanto sembrasse.
Ovviamente il ministro aggiunge che il problema “è squisitamente politico” e che quindi “è giusto che sia il Parlamento a decidere”, ma il partito della clemenza è trasversale a tutte le forze politiche che, quindi, esce rafforzato dal giudizio del guardasigilli secondo cui amnistia e indulto sarebbero “la soluzione tecnica più semplice e più efficace”.
L’anno di tempo che la Corte di Strasburgo ci ha dato per risolvere il problema del sovraffollamento si sta piano piano riducendo mentre nelle patrie galere è ancora emergenza, perché la “svuota carceri” (arresti domiciliari a chi ha un residuo pena di 18 mesi ancora da scontare) resta una goccia nell’oceano: al 31 maggio erano uscite 11mila persone, ma i detenuti sono sempre a quota 66mila (65.886) su 46.995 posti regolamentari.
Troppo tempo si è perso nella scorsa legislatura e ora è difficile recuperare. In teoria, il governo può fare affidamento su una maggioranza coesa su questo versante, tant’è che la commissione Giustizia della Camera ha appena approvato il ddl sulle misure alternative al carcere e la messa alla prova che, fra l’altro con un emendamento del governo, consente al giudice di applicare direttamente con la condanna alla detenzione domiciliare per reati puniti fino a 6 anni (nel testo originario il limite era4 anni). Contrari solo M5S e Lega. Quest’ultima, reduce da un duro ostruzionismo, preannuncia battaglia per l’aula da lunedì perché considera il provvedimento un “sostanziale indulto”. Ma stavolta il Carroccio non ha con sé anche il Pdl favorevole alle misure alternative. “Nessun indulto, nessuno sconto di pena, nessun automatismo” precisa poi la presidente della commissione Donatella Ferranti del Pd, favorevole a un’eventuale amnistia ma solo dopo aver approvato “misure strutturali e di sistema”. Come quelle che si accinge a presentare il governo, anche se ancora troppo timide sul fronte depenalizzazione e recidiva.

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