Camorra, si uccide il capo degli "scissionisti"

Domenico Antonio Pagano, 46 anni, considerato uno dei capi del clan degli «scissionisti» di Secondigliano (Napoli) e detenuto in regime di 41 bis nel carcere di Opera si è suicidato impiccandosi nella sua cella. Pagano, in carcere dal febbraio del 2011 per scontare 20 anni di reclusione per reati di camorra, il 15 marzo scorso è stato trovato dagli agenti di polizia penitenziaria in fin di vita dopo essersi impiccato alle sbarre della sua cella. Nonostante i soccorsi del 118 e il trasferimento immediato in un ospedale esterno alla casa di reclusione, Pagano, in gravissime condizioni, è morto giorni dopo. Ieri a Casavatore, in provincia di Napoli, si sono svolti i funerali. Era stato arrestato della squadra mobile di Napoli, a Cicciano, nell’entroterra nolano, il 17 febbraio 2011 dopo un periodo di latitanza. In «clandestinità» si fece fotografare con il calciatore del Napoli Marek Hamsik. Sulla sua morte, come riferisce l’associazione radicale Ristretti orizzonti «è stata aperta un’inchiesta della Procura di Milano. Da inizio marzo, è il sesto suicidio nelle carceri italiane e altri tre detenuti sono deceduti per cause in corso di accertamento». Nel 2013 sono stati 44 i «morti di carcere», di cui 14 per suicidio. «La frequenza dei suicidi tra i carcerati sottoposti al regime di 41 bis - ha sottolineato Ristretti orizzonti - è di 15 volte superiore a quella registrata nel resto della popolazione detenuta: ben 39 casi in 21 anni in cui vige il «carcere duro». Quello di Pagano è il sesto suicidio in cella dall’inizio del mese.
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