«Bini Smaghi lasci il suo posto nel board Bce»

Dalla Rassegna stampa

Seppur con un accenti e sfumature diverse, per una volta Berlusconi, Bersani e Di Pietro concordano: Lorenzo Bini Smaghi deve lasciare il posto nel board della Banca centrale europea. E premier lo ha ripetuto a più riprese, augurandosi che la lettera di dimissioni dell'economista - che ieri ha incontrato anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano - venga spedita entro il fine settimana. Un'ulteriore prolungamento dei tempi creerebbe infatti un incidente diplomatico con la Francia in virtù dell'accordo secondo il quale dopo l'indicazione di Mario Draghi al vertice dell'istituto Ue, Bini Smaghi avrebbe dovuto lasciare il suo ufficio ad un collega indicato da Parigi. «Confido nel senso dello Stato e del dovere di responsabilità che certonon mancano al dottor Bini Smaghi - ha sostenuto il premier intervenendo in diretta telefonica ad una trasmissione di Canale 5 - perché questa situazione spiacevole che si è creata e della quale il governo non ha alcuna responsabilità, si sblocchi al più presto».

Pier Luigi Bersani al contrario imputa responsabilità dirette all'Esecutivo, ma arriva alla stessa conclusione. Bini Smaghi deve dimettersi dal board della Bce? «Certamente», ha risposto il leader del Partito democratico a Radio anch'io. L'ex ministro di Romano Prodi ha però stigmatizzato che «la gestione della vicenda da parte del governo è stata «incredibile», spiegando che «Draghi sostanzialmente ce lo hanno proposto gli altri. Su Bankitalia non si è trovata una soluzione se non all'ultimo minuto e a prezzo di lacerazioni enormi. Alla Bce non si è trovata una soluzione su Bini Smaghi. Tutto questo la dice lunga sul calo di credibilità che abbiamo in Europa». Un affondo che ha suscitato l'ironica risposta del vicepresidente del gruppo Pdl a Montecitorio, Jole Santelli: «Sarebbe interessante sapere - ha replicato come il segretario del Partito democratico avrebbe gestito la vicenda. Probabilmente non avrebbe creato il problema rinunciando alla presidenza italiana della Bce e sacrificando Draghi. Oppure, essendo notoriamente il prof. Bini Smaghi molto vicino ad alcuni importanti esponenti del Partito Democratico, compreso, mi sembra, il possessore della tessera numero uno, avrebbe sacrificato l'autonomia di Bankitalia, nominandolo governatore».

Netta la posizione dell'Italia dei Valori che ovviamente non lesina critiche ma si allinea alla posizione di Pd e maggioranza: «Chi rappresenta l'Italia nelle più autorevoli istituzioni internazionali deve comprendere che ci sono momenti in cui con le proprie scelte non decide solo del proprio destino, quanto dell'immagine e del prestigio internazionale dell'Italia», ha detto il capogruppo dei Gabbiano alla Camera, Massimo Donadi. «Per quanto riguarda Bini Smaghi - ha aggiunto questo è uno di quei momenti, e sarebbe davvero grave se la sua ostinazione diventasse motivo di imbarazzo per l'Italia oltre ai tanti già creati in questi mesi dall'Esecutivo».

I radicali invece colgono la palla al balzo per criticare tanto il a destra quanto a sinistra. «Quanto sta accadendo al di là del gioco delle poltrone che lo stesso Bini Smaghi ha scelto, è davvero rivelatore. Ad uscire allo scoperto, nei fatti, è un fronte anti europeo apertamente trasversale in Italia e perfino transnazionale - ha fatto notare il segretario dei pannelliani, Mario Staderini. «Come un sol uomo, infatti, Berlusconi e Sarkozy, ovvero due premier di Stati nazionali, coadiuvati da oggi anche dal "democratico" Bersani, chiedono le dimissioni in nome dei loro accordi spartitori. A chi pratica l'ingerenza nella Banca centrale di Francoforte, ahinoi unico organo sovranazionale e federalista di questa traballante Ue, ricordo che gli stessi trattati fondativi stabiliscono che i membri del comitato della Bce vengono selezionati in base alle loro competenze e senza alcun riferimento alla loro nazionalità».

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