Bersani cambia idea: "La Chiesa paghi l`lei"

Credo che debbano essere sottoposte a tassazione lei tutte le attività commerciali della Chiesa". Durante la lunga conferenza stampa per illustrare la "contro-manovra" del Partito democratico, Pier Luigi Bersani, in maniche di camicia nel caldo romano, non ha speso una parola sui privilegi fiscali Vaticani. Né le dieci proposte democratiche richiedono sforzi economici alla Santa sede. Solo dopo la domanda di una cronista il segretario del Pd ha dovuto ammettere il principio su cui si basa la sua valutazione: "Prima di parlare - ha detto Bersani - bisognerebbe fare un giro nelle Caritas diocesane per capire com`è ridotto questo paese e cosa fa la Chiesa. Per cui tutte quelle risorse collegate alla missione e alle finalità religiose devono essere esenti da tassazione. I singoli casi devono essere verificati e
credo la Chiesa sia disponibile a registrare i singoli casi limite`. Parere confermato anche dall`Italia dei valori, grande assente nel dibattito degli ultimi giorni: "Giusto distinguere ha dichiarato Massimo Donadi - tra attività di culto o benefiche e quelle commerciali che devono essere tassate come le altre" . MA SECONDO i radicali, che hanno animato la protesta contro i privilegi del Vaticano, non sono singoli casi quelli degli evasori, ma diverse situazioni: "Riconosco a Bersani di aver ammesso che, grazie all`attuale normativa sull`escrezione lei - ha dichiarato ll segretario radicale, Mario Staderini - esiste un`ampia area di elusione da parte di attività commerciali gestite da ecclesiastici che secondo Bersani dovrebbero pagare. Mi chiedo perché il Pd abbia deciso di lasciare la legge immutata, rifiutando di eliminare proprio
quella parte della norma che apre spazio all`elusione e alle furberie". DEL RESTO BE RSANI non poteva andare oltre, a costo di smentire se stesso. É proprio il decreto 223 del 2006, che porta il suo nome e che ha liberalizzato licenze di taxi e farmacie, a contenere il principio per cui sono esenti da lei tutte quelle "attività che non abbiano esclusivamente natura commerciale". Ma laddove esista un chiostro o una cappella dedicati al culto, intorno può sorgere esentasse un negozio, un albergo o un cinema. Un computo dei soldi che lo Stato potrebbe recuperare soltanto a Roma lo ha fatto lo stesso sindaco Gianni Alemanno, rispondendo a un`interrogazione dei radicali nel 2009 che hanno chiesto al Campidoglio una stima del mancato introito annuale per ll Comune dovuto all`esenzione lei degli enti ecclesiastici per lo svolgimento di attività di natura non esclusivamente commerciale. Per rispondere Alemanno ha fatto riferimento al bilancio 2006: "Per quanto riguarda il mancato introito annuale per il Comune di Roma (...) è indicata in circa 25,5 milioni la perdita di gettito parziale per lei ordinaria, al quale va aggiunto il minor introito per arretrati stimato in circa otto milioni al momento dell`introduzione della nuova normativa (il decreto Bersani, ndr)". Poi aggiunge, certificando l`esistenza di elusione, che "il dipartimento II (...) ha previsto, fra le altre proposte di modificazione normativa, una diversa formulazione dell`art. 7 citato, atta a delimitare l`ambito di applicazione del beneficio dell`esenzione si soli enti che svolgono attività non commerciali evitando l`ambiguo riferimento alle attività non esclusivamente commerciali al fine di meglio circoscrivere i fenomeni elusivi".
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