Avanti, c'è posto!

«Sarebbe possibile se ciascuno di noi, direttori, agenti, educatori, portasse a casa propria qualche detenuto.
E non le nascondo che a volte ci abbiamo pensato...» . Così, con amara ironia, il dirigente penitenziario di una struttura tra le più sovraffollate del Paese ha commentato i dati forniti dal ministro della Giustizia Francesco Nitto Palma, nella relazione tenuta il 21 settembre scorso al Senato, in merito alla capienza tollerabile dei 206 istituti di pena italiani: una soglia che il Guardasigilli ha fissato nella cifra, esorbitante, di 69.194 detenuti. Ciò significherebbe, dal momento che la popolazione reclusa si aggira attualmente intorno alle 67.400 unità, che nelle nostre galere c'è ancora posto per quasi duemila persone. Si aprano pure le iscrizioni!, verrebbe da scherzare, se non ci fosse da piangere davanti a questo e ad altri passaggi dell'intervento del ministro. Un intervento apparso "fuori sincrono", come ha scritto l'indomani Luigi Manconi sulle pagine del Messaggero, rispetto alla rapidità con cui la crisi del sistema carcere continua avanzare. È altamente probabile che il ministro della Giustizia, per spingersi a parlare di «duemila detenuti in meno della soglia finale di tollerabilità», non sia venuto a conoscenza di detenuti che dormono sul pavimento perché in alcuni istituti le brande, così come il vitto, non bastano per tutti. Che non abbia visto i letti a castello di tre o quattro piani sbarrare le finestre di una cella, impedendo il passaggio di luce e aria.
Eppure in questi primi mesi di mandato Nitto Palma ha visitato più carceri di quanto abbia fatto in oltre tre anni il suo predecessore. Perché dunque continuare a battere il tasto della tollerabilità, concetto così evanescente da non rientrare in un reale perimetro normativo?
Troppo vago per non apparire come una chiara facoltà di deroga a quanto prescritto dai regolamenti e a diritti umani riconosciuti come fondamentali? Non si può immaginare di maneggiare i detenuti come fossero abiti in una valigia, da pigiare un po' con le mani per guadagnare spazio e pazienza se qualche camicia uscirà col colletto sgualcito. Si tratta di uomini. E donne. In carne e ossa. E questo che bisogna tenere a mente quando si snocciolano cifre e statistiche sulla popolazione detenuta, passata o presente, effettiva o possibile. Dimenticarlo anche solo per un istante sarebbe, fuor di dubbio, intollerabile.
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