Amnistia o ipocrisia? Intanto le carceri stanno esplodendo

L 'Espresso pubblica una dettagliata inchiesta: «Tutti prescritti». Si racconta che sono circa 150mila i processi che ogni anno vanno in fumo per scadenza dei termini. Una sorta di impunità, si legge, anche per reati gravi, come l'omicidio colposo. E le cose sono destinate a peggiorare. Per reati come la corruzione o la truffa, c'è ormai la certezza dell'impunità. Le cifre: nel 2008, 154.665 procedimenti prescritti; nel 2009 altri 143.825. Nel 2010 circa 170mila. Quest'anno si calcola che si arriverà a circa 200mila prescrizioni. Ogni giorno almeno 410 vanno al macero, ogni mese 12.500 casi finiscono in nulla. Conclusione? Un'amnistia mascherata, un numero colossale di crimini resterà impunito. E si fa un esempio concreto. Nel tempo che s'impiega a leggere l'articolo dell'Espresso tre processi vanno in prescrizione.
Marco Pannella, che dal 20 aprile è in sciopero della fame, fra qualche giorno passerà anche a quello della sete. Ha una proposta: «Per affrontare in modo serio il problema del funzionamento della giustizia e l'emergenza del sovraffollamento delle carceri, non si può che cominciare dall'amnistia. Un'altra strada non c'è. Oggi lo Stato è fuorilegge, è un delinquente professionale: mandare in prescrizione 200mila processi all'anno, negare il principio per cui la sentenza si ottiene in tempi reali, significa infatti negare la giustizia e riempire le carceri di detenuti che per il 30 per cento, lo dicono le statistiche, sono ancora in attesa di giudizio, una situazione che è sicuramente più infame di quella che ci ha lasciato il ventennio fascista».
La proposta può piacere o no, ma non si capisce perché si dice NO a un'amnistia ufficiale, e si assiste inerti a quella che si consuma ogni giorno. Pannella può aver ragione o torto, ma - almeno - si discuta il problema, lo si dibatta, ci si confronti, si cerchino le possibili soluzioni. Silenzio, invece. Ma Pannella non è isolato: con lui centinaia di detenuti, le loro famiglie, gli avvocati penalisti, i sindacati della polizia penitenziaria, gli psicologi del carcere, migliaia di cittadini comuni... La dottoressa Daniela Teresi, psicologa penitenziaria, che aderisce all'iniziativa di Pannella dice: «La cupa consapevolezza di quanto potrebbe accadere se si continua a non far nulla a livello di Governo mi impone di aderire alla coraggiosa e nobile iniziativa di Pannella a favore delle problematiche delle carceri italiane ed è per questo che esprimo apertamente la mia stima, il mio apprezzamento e la mia gratitudine per il suo sciopero della fame».
Io credo che ci si debba schierare al fianco di persone per bene come Pannella e Daniela Teresi. Sono in errore?
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