Amnistia, ministri contro Renzi, anche il partito si spacca. Lui insiste: la legalità è di sinistra

Dalla Rassegna stampa

Contro Renzi si scatena mezzo governo. Quel "no" all’indulto e all’amnistia con cui ha inaugurato la sua candidatura alla segreteria del Pd sabato a Bari, accende lo scontro con il premier Letta, nel partito e con il Quirinale. Fa come Grillo, ovvero solo propaganda: Io attacca il ministro dello Sviluppo, Flavio Zanonato. «Se questo è il nuovo, allora ridatemi l’antico, legga bene il messaggio di Napolitano sulle carceri, prima di "rottamarlo"», stronca la responsabile della Farnesina, Emma Bonino, che con i Radicali contro la disumanità del sovraffollamento delle carceri italiane porta avanti una battaglia da anni.

Letta aveva subito dato l’alt al sindaco "rottamatore". Il ministro Franceschini, che lo appoggia nella corsa alla segreteria, lo ha risentito per chiarire. Un altro ministro, il pidiellino Lupi lo bolla: «Cerca consensi a destra come a sinistra». Ma Renzi va avanti, tiene il punto e contrattacca. Convinto com’è che «un nuovo indulto e amnistia dopo 7 anni dall’ultimo, non è serio, non è educativo, non è responsabile». In nome della legalità, spiega, che è un concetto di sinistra Rispetto al discorso di Bari, solo una precisazione, che gli è stata suggerita dai leader democratici sentiti ieri, Veltroni, Fassino: «Il capo dello Stato è sempre stato ineccepibile, non c’è mai stato nessun eccesso di intervento... ma si può anche dire che su alcune cose si è in disaccordo e questa non è lesa maestà, non è che il partito deve fare tutto quello che dice il Colle». La tensione con l’esecutivo è alta. Zanonato - intervistato da Massimo Giannini a Repubblica delle idee, a Venezia - è convinto che Renzi abbia fatto quell’uscita per pura convenienza: «Ragiona così, mi conviene o no essere per l’indulto?». Poi su Facebook e su Twitter si scatenano i supporter del sindaco di Firenze e se la prendono con Zanonato.

Però Renzi è in sintonia con gran parte dell’opinione pubblica che di "svuota carceri" non vuole sentire parlare, e con il popolo di sinistra che teme possa diventare un provvedimento salva-Berlusconi. Dopo l’invito del capo dello Stato al Parlamento perché prenda in considerazione indulto e amnistia, Io stesso segretario democratico Epifani aveva frenato. Comunque stasera dovrebbe esserci una riunione dei parlamentari Pd delle commissioni giustizia con Epifani per parlare di amnistia e indulto. Franceschini avverte: il tema riguarda esclusivamente il Parlamento, il governo deve restarne fuori e piuttosto pensare alle misure alternative indicate sempre dal capo dello Stato. Nel clima già surriscaldato del congresso democratico, lo sfidante di Renzi, Gianni Cuperlo è con Napolitano e accusa Renzi: «La situazione delle carceri è insostenibile perciò si studino tutte le misure alternative alla detenzione e la politica si assuma le sue responsabilità senza inseguire i sondaggi». Il fronte anti renziano è convinto che più che al congresso il "rottamatore" punti a Palazzo Chigi, e che tanto l’amnistia che la legge elettorale siano temi da campagna elettorale per la premiership. E poi c’è quell’affermazione ieri in tv a In mezz’ora: «Amo il Pd? Io amo l’Italia, la mia città, i territori e credo che il Pd sia lo strumento di cui abbiamo bisogno per cambiare l’Italia». L’obiettivo insomma è il paese. È evitare le ammucchiate, cioè mai più le attuali larghe intese; è difendere il bipolarismo con una legge elettorale adeguata. Alfredo D’Attorre, bersaniano, boccia la strada indicata dal sindaco fiorentino: «Non è giusta, perché bisogna trovare una maggioranza in Senato per fare la riforma, se no resta solo un ideale».

 

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