Algoritmi e profezia

Dalla Rassegna stampa

Cassandra, nella mitologia greca, era la figlia del re di Troia Priamo. Apollo, invaghitosi di lei, le concesse il dono della profezia. Quando però la fanciulla si rifiuta al dio, lui la punisce stabilendo che nessuno crederà mai alle sue lucide predizioni. Ricordo, dalle letture scolastiche dell'Iliade", la scena quando una disperata Cassandra inutilmente mette in guardia il popolo, gridando che il cavallo lasciato dai greci sulla riva del mare sarà lo strumento della distruzione di Troia.

Il nome torna in questi giorni, evocato dal New York Times a proposito di Christine Lagarde, numero uno del Fondo monetario internazionale: la potente signora ha predetto che senza interventi incisivi il mondo intero andrà incontro a una Grande depressione, più o meno analoga a quella del 1929. La definizione ha fatto il giro del mondo e subito, a ruota, si-sono susseguiti altri pretendenti al funesto appellativo: secondo l'autorevole Carmen Reinhart, una serie di fenomeni recessivi dilagherà "in generale in tutte le economie avanZate"; Joseph Stiglitz lancia il suo allarme per un possibile "nuovo crunch"; i prestigiosi Kenneth Rogoff, Georgé Soros e Mohamed el Erian si abbandonano alle più fosche visioni, e non parliamo delle ciniche agenzie di rating. Spicca ovviamente nella combriccola la testarda Angela Merkel. I giornali citano infine, per i contesti cinese e indiano, James Chanos e il premier indiano Manmohan Singh. Queste cassandre danno luogo a un coro che sembra già un coro di prefiche, le lamentatrici dei funerali antichi che precedevano il corpo del morto stracciandosi capelli e vesti.

A differenza dall'antica, le moderne cassandre sono credute, le loro predizioni fanno da sfondo a ogni iniziativa politicofinanziaria o economica immaginata per rovesciare la crisi. Qualcuno magari ricalcitra e nicchia a seguirle, ma non perché dubiti delle loro parole. Che sono tutte, va notato, centrate sui temi dell'economia e della politica. La crisi nasce sul terreno politico-economico e su questo terreno va risolta oppure no.

Nessuna delle cassandre elencate (altre ne scoveremmo facilmente) ipotizza che la soluzione dei problemi del mondo vada cercata in ambito, per dire, religioso. Tra di loro ci sono cristiani di questa o quella osservanza, sembra. ci sia un induista. Ma in nessun modo costoro coinvolgono Dio.

Mi pare che gli antichi i capitani di mare, quando la catastrofe giungeva al suo drammatico epilogo, invocassero il "God save our souls", "Che Dio salvi (almeno) le nostre anime". Già allora non si aveva molta fiducia nell'intervento di Dio sulla salvezza dei corpi. Nella tradizione cattolica, invece, vive profondamente il senso della preghiera come palpitante invocazione di salvezza nei momenti del pericolo, e il culto del miracolo ne è appropriata espressione. Nella casistica delle paure e delle speranze del singolo, l'invocazione a Dio ha qui una sua rispettabile tradizione. Ma non credo che vi sia nessuno che osi prospettare un miracolo salvifico, un intervento di Dio che rimetta a posto i conti dell'Europa come dell'America, e adesso forse anche dell'India e della Cina.

Né speranzosi né visionari
Il grido disperato di Cassandra non consente speranza. Cassandra vive e prevede un futuro tragico, nero, il domani può avere tinte solo fosche. Il cristianesimo nasce come rivoluzionario tentativo di rovesciare il senso dell'attesa. Per il cristiano il domani è portatore di speranza, il cristianesimo vuole addirittura spiegare l'intera storia del mondo come interpretazione e realizzazione del volere di Dio, come incarnazione del suo "logos".

L'innovazione straordinaria del cristianesimo è l'idea del dio che si fa uomo: cioè entra nel mondo, si cala nell'esistente, plasma l'evento restando nel tempo. Prima di lui c'è l'attesa del messia, dopo di lui c'è il compimento dei tempi. Da questo discende la concezione che la storia è sempre storia sacra, provvidenziale, ha un senso salvifico: le sue vicende potranno essere drammatiche, mai tragiche.

Gli dei pantheon classico, gli dei di Lucrezio, osservano impassibili le vicende del mondo, non vi si mescolano. Per sant'Agostino, invece, il cammino dell'uomo nella storia è un processo teleologicamente determinato da Dio, e se al centro della storia - ai suoi tempi c'era Roma con il suo impero, Agostino si pone al centro del centro, e il Dio cristiano salva Roma, la trasferisce nella Città celeste, l'impero di Dio. E' in quest'ambito mentale che per secoli si è invocata la attiva benevolenza di Dio per guidare l'uomo nei travagli della sua città. In questo universo, chiaramente, non sono ammesse cassandre.

Ma una volta che si è perduta la formidabile intuizione agostiniana, non c'è più possibilità di invocare Dio per correggere l'andazzo dei tempi. Gli eventi umani sfuggono di nuovo alla giurisdizione divina, il futuro si rattrappisce a incognita matematica. La società laicizzata si affida alle scienze, alla nuda economia che balbetta le sue previsioni tra statistiche, algoritmi, curve di ciclo. Su di esse, e solo su di esse, l'uomo può ormai contare. Non ci sarà posto per la teleologia divina ma neppure per l'allucinata visionarietà di Cassandra.

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